Author: Pino Neri
Data : 2022-11-28 11:24:45
Dominio: www.ilmediano.com
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Lo struggente saluto di don Peppino Gambredella, rimasto solo dopo il trasferimento dalla città delle fabbriche voluto dal vescovo di Nola
Il significato dell’ultima messa di don Peppino è rimasto impresso sui volti di tanti fedeli in lacrime. Pianti consumati durante l’addio del prete dei poveri, addio celebrato ieri nella chiesa madre di Pomigliano, la chiesa del santo patrono della città, San Felice. Qui don Peppino Gambardella ha salutato per sempre la comunità parrocchiale, dopo una vita spesa a sostenere il prossimo nella città delle grandi fabbriche in crisi ormai da tempo immemore: sempre meno posti di lavoro e sempre più disoccupazione e povertà in questo territorio troppo sottovalutato da Roma e comunque strategico per il Mezzogiorno e non solo. “Sul mio cammino – ha raccontato il sacerdote nel corso dell’omelia – ho vissuto in contatto continuo con Gesù. Ho scoperto Lui nel volto dei poveri affamati, degli operai che chiedevano aiuto per pagare le bollette, negli immigrati senza dimora e senza pane. Lui in loro è affascinante!”.
Un’omelia struggente e stavolta priva di accuse. Durante una precedente messa, con cui aveva annunciato la sua partenza definitiva da Pomigliano, il sacerdote aveva infatti tirato in ballo pubblicamente il vescovo della diocesi di Nola, Francesco Marino, per averlo voluto estromettere dalla sua parrocchia con un atto unilaterale e rifiutando il dialogo con chiunque. Il provvedimento del massimo esponente della chiesa nolana stabilisce che don Peppino vada ad abitare nella piccola parrocchia della frazione di Faibano di Camposano, a quindici chilometri da Pomigliano, trascorrendo la parte finale della sua vita in contemplazione. Ma la decisione è stata contestata dalla comunità parrocchiale di San Felice, da tanti fedeli che ieri si sono accalcati attorno al loro sacerdote, al prete degli operai, dei poveri, degli ultimi. “Quello che ho cercato di fare qui – ha aggiunto il don durante la messa – è stato continuare quest’opera: portare Gesù ai tanti incontrati sul mio cammino. Non so se ci sono riuscito, ma è quello che ho cercato di fare e con me, anche la comunità tutta”. Parole che don Peppino ha preferito far leggere dal pulpito da una componente della comunità parrocchiale, Carla, che si è lasciata a un lungo pianto. “Ritorna forte davanti alla Vergine – ha aggiunto il sacerdote nel testo della sua omelia – il ricordo dell’impegno per la legalità e la difesa dell’ambiente. Che vita sacerdotale intensa è stata la mia!”.
Una vita sacerdotale improvvisamente interrotta per decisione del vescovo, cosa che ha suscitato parecchi malumori. Ma don Peppino è stato lasciato solo dal mondo che “conta”, abbandonato proprio da quella politica e da quei sindacati che per tanto tempo hanno utilizzato la sua immagine durante molte vertenze e battaglie nazionali. L’unico politico che, anche a nome delle istituzioni che rappresenta, ha manifestato la sua, personale, vicinanza all’ormai ex parroco è stato il sindaco di Pomigliano, il professor Gianluca Del Mastro. Ha però fatto molta impressione il silenzio del sindacato metalmeccanico Fiom Cgil, che per tanti anni ha camminato a braccetto con Gambardella tanto da affidargli la gestione di una sua creatura, il fondo Legami di Solidarietà, ideato dall’allora segretario generale Maurizio Landini per aiutare i tanti operai cassintegrati della Fiat di Pomigliano estromessi dal ciclo produttivo a causa del piano Marchionne. “Quello che ho cercato di fare – ha però rammentato don Peppino – è stato continuare quest’opera: portare Gesù ai tanti incontrati sul mio cammino. Non so se ci sono riuscito, ma è quello che ho cercato di fare e con me, anche la comunità tutta”.
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