“Fin troppo facile restare vittime di sfide estreme sui social”, dice la psicologa

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AGI – “A volte è fin troppo facile restare vittime di sfide estreme sui social. Nel caso di Antonella l’età ha sicuramente giocato a suo sfavore. A dieci anni il senso del limite e della valutazione critica è molto ridotto rispetto all’età adulta”. Lo afferma all’AGI la psicologa e psicoterapeuta Maura Manca, esperta dell’età evolutiva, commentando la tragedia della bambina di Palermo morta soffocata durante un gioco su TikTok.

“In Rete c’è di tutto – osserva Manca – veramente qualsiasi contenuto, da come si costruisce una bomba a come si adesca un bambino. Chi non vive dentro il web o non lo studia, difficilmente può pensare che ci siano persone che istighino al suicidio o a farsi del male, che si divertano a farlo. Invece ci sono.

Come ci sono manuali su tutto. I ragazzi di oggi crescono con le challenge. Sui social e sulle chat si lanciano sfide continuamente, ma nella maggior parte dei casi sono sfide simpatiche, di abilità, ad esempio chi impara prima un certo numero di parole. In mezzo a tutto questo ci sono le sfide pericolose, subdole perché vengono poste in maniera divertente”. 

Il ‘gioco’ che potrebbe avere provocato la morte di Antonella è noto da tempo. “Nel web lo conosciamo dal 2012. Si tratta di uno svenimento indotto attraverso un nodo che stringe la gola.

Bisogna mollare all’ultimo, nel momento in cui si sta iniziando a svenire, ma può essere difficile fermarsi, e tanti ragazzi hanno già rischiato la vita. Lo facevano anche gli adolescenti dell’era pre-tecnologica.

Il problema della Rete è che amplifica tutto, e raggiunge numeri elevatissimi di utenti, soprattutto troppi bambini che sono liberi di navigare senza avere le competenze per approcciare i contenuti.

“L’errore è dei genitori”. In che senso? “Vedono che i figli sanno usare gli smartphone – sostiene l’esperta – e non capiscono che spesso non sono consapevoli di quello che stanno facendo. Quando un bambino approccia il contenuto di una challenge senza la capacità di discernimento, lo imita senza vederne la pericolosità. Molte sfide vengono poste in maniera divertente, con commenti scherzosi, e il bambino non pensa che ci sia un pericolo di morte”.

Quali consigli si sente di dare alle mamme e ai papà di figli minori? “Legalmente i bambini sotto i 13 anni non possono stare da soli su nessun social – sottolinea la psicologa – l’accesso deve avvenire sempre in compagnia di un genitore che insegni loro a valutare i diversi contenuti.

Penso che i bambini debbano essere istruiti alla Rete, perché oggi è impossibile tenerli lontani da questa realtà. Tra l’altro, molti genitori non sanno che possono limitare i contenuti e le visualizzazioni o che possono controllare gli account dei figli. TikTok è una piattaforma molto attenta alla sicurezza di minori – spiega Maura Manca – nel senso che controlla e rimuove frequentemente i profili falsi.

La settimana scorsa ha anche reso privati gli account sotto i 16 anni. Ma non può filtrare tutto. Tocca al genitore fare da filtro, e anche alla scuola. Ormai bisogna insegnare l’utilizzo dei social sin dalla scuola dell’infanzia.

La conoscenza e la presenza sono le due chiavi per arrivare prima e per salvare i ragazzi dalle esperienze negative. Sappiamo che dietro qualsiasi video innocuo si può nascondere qualcosa che innocuo non è. Altrimenti – conclude la psicologa – dovremmo pensare che Cappuccetto Rosso non ci ha insegnato nulla”. 

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