Da Casini ad Amato, poi Moratti e Casellati. Ecco chi, sperando, evita di pronunciare anche una sola parola per non correre rischi
Per prudenza. Per tattica. Per bruciante scaramanzia. Quei sei, tacciono. Sanno che sulla salita al Quirinale incombe l’identico sortilegio che, da secoli, condiziona la salita al soglio di Pietro: chi entra in Conclave candidato da Papa, esce di certo vestito da cardinale. L’altro pomeriggio, sotto la luce giallognola dei lampioni, sotto una pioggerella fitta, nella deserta via degli Staderari ecco che viene avanti Pier Ferdinando Casini. Muro muro. Lo sguardo sulle punte delle Church’s.
Un cronista lo riconosce, lo chiama: «Senatore!». Ma Casini, niente. S’ingobbisce, e allunga il passo. «Senatore! Senatore!». Allora l’ex presidente della Camera — nato forlaniano, un passato forte nel berlusconismo, ma poi l’ultima volta eletto con i voti del Pd — rallenta di botto, si gira con l’aria di dire: «Scusi, Casini chi? Io non sono Casini, non conosco nessun Casini», ma in realtà resta a labbra serrate e subito riprende a camminare, imbocca via della Dogana e s’infila in uno di quei misteriosi portoni di Palazzo Madama.
Inghiottito nel nulla. Lui e Giuliano Amato, Franco Frattini e Letizia Moratti, Maria Elisabetta Casellati e Marta Cartabia: sono ormai da giorni senza parole e, di fatto, irrintracciabili (la ministra Cartabia ha dovuto presenziare all’inaugurazione del nuovo anno giudiziario: ma non ha aggiunto mezza frase a quelle strettamente necessarie, neppure un sospiro che potesse essere frainteso).
Più facile farsi invitare a cena da Mina e poi intervistarla, che riuscire a parlare con uno di quei sei candidati al Colle (il settimo è Mario Draghi, ma — come noto — fa corsa a sé). Le proviamo tutte. Uno ha chiamato Amato facendogli comparire — vecchio trucco — «numero privato» sul cellulare. Al terzo tentativo, il dottor Sottile (copyright, Eugenio Scalfari) c’è cascato. «Pronto?». L’unica parola è stata questa. Poi ha riattaccato.
Sono tutti personaggi di antica liturgia politica — Amato entrò per la prima volta in Parlamento nel 1983: nei cinema davano «Sapore di sale» dei Vanzina — conoscono esorcismi e dinamiche. E sanno che, da adesso in poi, dopo il passo indietro di Berlusconi, in qualsiasi momento possono verificarsi incastri impensabili (per i boomakers la quota di Draghi al Colle era di 1,88: ma stanno rifacendo, velocemente, i calcoli).
22 gennaio 2022 (modifica il 22 gennaio 2022 | 23:45)
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Fabrizio Roncone , 2022-01-22 22:45:24
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