Le vie che portano alla decarbonizzazione passano da fusione nucleare e idrogeno ma, più in generale, per attuare la cambiamento è in modo migliore guardare a tutte le possibilità con una visione olistica, di integrazione e non di competizione tra le diverse opzioni.
Lo confermano Francesco Sciortino, co-ideatore e ad di Proxima Fusion, ed Elena Crespi, ricercatrice presso il Centro Sustainable Energy (SE) della Fondazione Bruno Kessler, entrambi ospiti del Wired Next Fest Trentino 2024.
Come avevamo recentemente raccontato su Wired, Francesco Sciortino, fisico laureato a Londra e con un dottorato al Mit di Boston, è ad di Proxima Fusion, startup e spin out dal Max Planck di Monaco di Baviera, impegnata nello sviluppo di centrali a fusione basate sullo stellarator (non nuovo di per sé, la stessa Proxima Fusion parte dal Wendelstein 7-X (W7-X) con l’obiettivo di andare oltre).
L’obiettivo è produrre energia sicura grazie alla fusione nucleare, replicando in laboratorio quel processo che avviene nelle stelle.
Spiega Sciortino: “Il tentativo di riprodurre quel processo non è semplice, lo stiamo ancora inseguendo. Cosa potremmo fare se avessimo la fusione funzionante? La fusione è una tecnologia che ci consentirebbe una decarbonizzazione massiccia, una tecnologia che nelle sue diverse forme ci aiuterebbe a sostituire i combustibili i fossili in modo fermo, oltre a un’opportunità economica evidente. Tra i tanti metodi spingiamo su quelli che vengono chiamati (QI) stellarators. Proxima Fusion si considera una compagnia del tutto europea. L’approccio che noi stiamo affrontando vede un rischio scientifico relativamente basso ma un rischio ingegneristico molto alto. Abbiamo fondato la compagnia nel 2023, siamo 50 ingegneri e fisici”.
Non meno rilevante la sfida dell’idrogeno, come sottolineato da Crespi al Wired Next Fest Trentino 2024: presso il Centro SE è parte dell’unità HyRES, attiva nella caccia su idrogeno e sistemi energetici resilienti.
Come spiega la studiosa, “l’idrogeno è un vettore energetico, oggi il 98% dell’idrogeno prodotto proviene da carbone e gas naturale; ci sono però metodi alternativi, uno prevede quello tradizionale con la cattura dell’anidride carbonica che viene catturata e stoccata, quindi non viene immessa nell’atmosfera e cosi si produce idrogeno rinnovabile; un’altra tecnologia, più innovativa, è basata sui processi di elettrolisi dell’acqua, per farlo possiamo utilizzare energia proveniente dalle rinnovabili o dal nucleare”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Maria Rosaria Iovinella www.wired.it 2024-09-29 15:38:26 ,