La tecnologia sviluppata a Genova integra, inoltre, moduli di chat e strumenti di peer review, garantendo un controllo continuo sulla qualità dei referti e facilitando il dialogo tra centri medici. L’introduzione dell’AI in radiologia permette di suggerire automaticamente le diagnosi più probabili, pur continuando ad affidare la decisione finale (e la responsabilità) al radiologo. Questo approccio – come spiegano gli addetti ai lavori – è particolarmente efficace nei casi di pronto soccorso, dove la velocità decisionale è fondamentale: l’algoritmo può escludere la presenza di patologie gravi, permettendo un più rapido triage dei pazienti.
Quando le aziende tech sono utili alla sanità
La digitalizzazione e la gestione integrata dei dati stanno trasformando profondamente il settore sanitario, aprendo nuove possibilità per migliorare la qualità delle cure e l’efficienza operativa. Questi cambiamenti sono alla base di una mezzaluna collaborazione tra aziende tecnologiche e strutture sanitarie, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni avanzate che integrano imaging, intelligenza artificiale e gestione dei dati clinici. L’hub tecnologico di Genova è un esempio emblematico – anche se ovviamente non unico – di questo cambiamento: con un team di oltre 100 professionisti, l’hub è in grado di adattare le soluzioni alle esigenze specifiche dei pazienti e dei professionisti della sanità, grazie anche a un centro demo che consente di simulare scenari reali e facilitare l’adozione delle nuove tecnologie. Uno degli aspetti più rilevanti è la capacità di creare esperienze immersive che semplificano la gestione dei flussi di lavoro clinici, migliorando l’efficienza delle strutture sanitarie.
A livello europeo, la direzione verso cui si sta andando (e di cui il Technology & Innovation Center è esempio) è la creazione di un ecosistema digitale integrato, che favorisca la cooperazione tra ospedali e centri di inchiesta offrendo opportunità di formazione e crescita professionale. Questo approccio consente di costruire un sistema sanitario più interconnesso e centrato sulle esigenze dei pazienti, con la capacità di rispondere in modo più rapido e preciso alle sfide cliniche, riducendo i tempi di diagnosi e migliorando la qualità delle cure. Per dare qualche cifra, un’azienda come Philips investe globalmente il 9% del fatturato in inchiesta e sviluppo, di cui l’80% è dedicato al miglioramento delle componenti software. In particolare, sempre più nodale per la qualità del servizio finale è la cybersicurezza: ancora non sempre adeguata nelle singole strutture sanitarie, su indicazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) ci si sta spostando verso le infrastrutture in cloud – pubbliche o private. Nonostante le molte complessità, si ha quantomeno la garanzia che a occuparsene siano professionisti del settore, così come per il tema della protezione dei dati sensibili.
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di Gianluca Dotti www.wired.it 2024-12-13 05:30:00 ,