Geopolitica e virus, la mappa dei vaccini

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AGI – Se Asia, Africa e Sud America sono terreno di conquista per i vaccini cinesi e per quello russo, i Paesi del Nord del mondo, Europa e Stati Uniti in testa, ma anche Giappone e Corea del Sud, hanno scelto di puntare sui vaccini prodotti da Pfizer e BioNTech e da Moderna. Con l’eccezione dell’India che invece ha scelto di puntare sul vaccino sviluppato a Oxford da Astrazeneca. C’è una evidente correlazione tra relazioni geopolitiche e diplomatiche dei diversi Stati e la mappa di distribuzione dei vaccini anticovid. Per rendersene conto basta vedere dove sono autorizzati i diversi vaccini che sono attualmente disponibili contro il Covid-19.

Il vaccino prodotto dalla multinazionale americana Pfizer e sviluppato dall’azienda tedesca Biontech, al momento è stato autorizzato per uso in emergenza negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell’Unione Europea, dalla Svizzera, in Israele, Canada, Messico, e ora si attende anche il via libera dalla Corea del Sud e dal Giappone. Il 17 marzo del 2020 Pfizer e BioNTech hanno concluso un accordo che prevede lo sviluppo del vaccino e la sua distribuzione in tutto il mondo ad eccezione della Cina, dove BioNTech ha già stipulato un accordo ad hoc con Fosun Pharma.

Gli stessi Paesi che hanno autorizzato il vaccino di Pfizer/BioNTech hanno anche autorizzato il vaccino messo a punto dalla startup americana Moderna in collaborazione con il National Institute of Health americano che, a sua volta, ha sottoscritto un accordo con la multinazionale svizzera Lonza per la produzione e la distribuzione del vaccino su scala mondiale. Il via libera ai due vaccini in questi Paesi è stato anche facilitato da un accordo speciale che lega tra loro le autorità che sono chiamate ad autorizzare la distribuzione dei farmaci nei rispettivi Paesi e che vede coinvolti tra loro l’Agenzia del Farmaco Europea (EMA) e quelle canadese, svizzera e giapponese che ha permesso ai responsabili di queste agenzie di partecipare al processo autorizzativo europeo e di condividere dunque i dati presentati.

Nonostante questo accordo, non sarà possibile lanciare una campagna di vaccinazione prima di maggio in Giappone a causa delle legge nazionali che prevedono una sperimentazione del vaccino su scala nazionale, prima di poter essere autorizzato. I costi elevati e i limiti nella produzione dei vaccini che stanno rallentando la distribuzione anche nei Paesi che hanno già prenotato diversi milioni di dosi come per esempio l’Unione Europea e il Canada con il vaccino Pfizer/Biontech, sono anche un ostacolo all’adozione di questi vaccini in altri Paesi del mondo, soprattutto quelli molto popolosi e meno ricchi come l’India e quelli africani. Sono proprio questi Paesi che guardano con maggiore interesse agli altri vaccini disponibili.

Per esempio l’India che ha avviato a suo tempo – grazie ai rapporti consolidati con gli enti di ricerca britannici – una sperimentazione su scala nazionale del vaccino prodotto dalla multinazionale anglo-svedese AstraZeneca e sviluppato dallo Jenner Institute di Oxford (UK) che sarà prodotto in loco dal Serum Institute, uno dei più grandi produttori di vaccini del mondo. Per i vaccini di Pfizer/Biontech e di Moderna il mercato indiano potrebbe restare precluso, anche se, nelle ultime settimane si sono intensificati i rapporti tra Moderna e la  Hyderabad Indian Immunologicals Limited (IIL) di Hyderabad per la produzione in loco del vaccino americano.

Questo permetterebbe una riduzione considerevole dei costi e la leva del prezzo contenuto ha spinto anche il Brasile di Jair Bolsonaro a cercare il vaccino prodotto in India. Non a caso il vaccino di AstraZeneca è uno dei due vaccini autorizzati all’uso di emergenza in India insieme a quello prodotto dalla farmaceutica indiana Bharat Biotech e l’India è il solo Paese, dopo il Regno Unito ad aver autorizzato la distribuzione di questo vaccino.

Il vaccino è stato infatti progettato proprio per avere un costo contenuto e Astrazeneca ha dichiarato che fin tanto ci sarà l’epidemia non caricherà sul prezzo del vaccino i costi derivanti dallo sfruttamento del diritto d’autore, ovvero i costi di brevetto. Proprio il via libera a questo vaccino da parte della MHRA, l’autorità inglese di controllo che è arrivato scavalcando anche altre domande che erano state presentate (per esempio, quella del vaccino di Moderna) aveva suscitato una serie di polemiche che hanno evidenziato come i processi che portano all’autorizzazione e quindi alla distribuzione dei vaccini siano sensibili alle pressioni dei governi. 

Discorso analogo vale anche per il vaccino russo Sputnik V che è stato autorizzato per primo in Russia già ad agosto e che poi è stato via via adottato dai paesi che hanno un rapporto diretto con Mosca: Bielorussia, Serbia, Argentina, Bolivia, Algeria, Palestina, Venezuela, Paraguay e Turkmenistan.

Chi ha usato i vaccini come strumento di offensiva diplomatica è stata però la Cina. Il governo di Xi Jinping ha infatti sfruttato la potenza biotech cinese (4 dei 12 vaccini attualmente autorizzati sono di produzione cinese) per consolidare rapporti con Paesi che si trovano lungo la Via della Seta e nel continente americano: dal Brasile ai Paesi del Sud Est Asiatico, per non parlare dell’Africa dove la Cina sta implementando una vera e propria infrastruttura di distribuzione del vaccino, sono ormai diversi i Paesi che hanno avviato una concreta collaborazione con il governo di Pechino su questo fronte e hanno anche stretto importanti accordi politici.

Come per esempio l’Etiopia che ospiterà uno dei siti di produzione dei vaccini cinesi proprio alle porte di Addis Abeba, o l’Egitto e il Marocco che insieme a Brasile Cile, Emirati Arabi e Arabia Saudita, hanno ospitato una serie di sperimentazioni che hanno permesso di valutare l’efficacia dei diversi vaccini prodotti dalle aziende farmaceutiche cinesi. Ultimate le sperimentazioni, questi Paesi sono ora in prima fila per ricevere le dosi dei vaccini necessarie per le rispettive campagne vaccinali.

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