Le difficoltà russe in Ucraina sono il ripetersi di vecchi problemi strutturali, come anzitutto “la pessima logistica e truppe scarsamente addestrate e giù di morale: tutte queste difficoltà sono spalmate su un fronte che va da Kherson a Kharkiv, per oltre mille chilometri. Nemmeno se Napoleone e Guderian tornassero dai decessi potrebbero risolverli, in quanto sono tare del sistema politico, economico, sociale e militare creato da Putin in 22 anni di regime. Ha messo in piedi, in pratica, un emirato petrolifero e gassifero, non una nazione pienamente sviluppata”. David Rossi, responsabile area geopolitica della rivista ‘Difesa Online’, parla con l’Adnkronos del rallentamento dell’offensiva russa in Ucraina e dell’ipotesi di una eventuale chiamata alle armi di milioni di uomini in vista di una possibile ma già annunciata “guerra totale”.
“Mosca ha addestrato, con due leve l’anno, all’incirca tre milioni di uomini negli ultimi dieci anni – riferisce Rossi – La maggior parte di loro sono poco più che fucilieri che non hanno mai visto un campo di battaglia. Tra l’altro, per adesso, il Cremlino ha fatto combattere i figli delle regioni più povere dell’Asia centrale e orientale, gente priva di mezzi ma che combatte per soldi e per fare bottino. Siamo sicuri che i figli delle ricche città della Russia occidentale saprebbero fare meglio? Parliamo di giovanotti istruiti, che non hanno mai scuoiato un coniglio, che non hanno mai avuto davvero paura di morire e che, di fronte alla durezza del combattimento, potrebbero perdere il morale ancora più rapidamente. La mobilitazione – sottolinea l’analista – serve al Cremlino non per vincere la guerra ma per tenere il paese sotto legge marziale abbastanza a lungo da permettere ai vertici militari e politici, tutta gente fra i 65 e i 75 anni (un’età avanzata nell’ex Urss dove si muore a 65 anni) di prendere tempo. La mobilitazione dà benefici alla dittatura e al regime totalitario, non alla guerra stessa”.
Insomma, secondo Rossi, i vecchi problemi strutturali presenti nell’esercito e una chiamata alle armi che, offrendo vantaggi soltanto alle élite che fanno parte dell’entourage di Putin, è più propagandistica che effettivamente utile, costituiscono il tallone d’Achille del presidente russo. Non bastasse, fa notare Rossi, “fra poco si materializzerà l’incubo dell’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato: per il Cremlino, si tratta di un effetto peggiore dell’adesione al Patto Atlantico dell’Ucraina stessa, in quanto chiude Kaliningrad e San Pietroburgo in una morsa soffocante”. Un altro autogol, dunque, per Putin. Di fronte al quale “non è da escludere che lui e i suoi compiano qualche passo per minacciare direttamente la Finlandia o addirittura i Paesi Baltici, magari puntando sul veto ungherese, tedesco o italiano alla reazione (ex articolo 5)”.
(di Cristiano Camera)
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2022-05-02 12:43:14 ,