Giornata dei poveri, Papa Francesco: “Ascoltare il grido dei migranti”

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Nell’omelia della messa celebrata in occasione della Giornata per i Poveri, non potevano mancare le parole del Papa dedicate ai migranti, in un momento delicato come quello attuale. “Anche oggi, molto più di ieri, tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne. E anche oggi i poveri sono i morti più penalizzate di ogni crisi. Ma, se il nostro cuore è ovattato e indifferente, non riusciamo a sentire il loro flebile grido di dolore, a piangere con loro e per loro, a vedere quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città”, ha detto Papa Francesco. 

“Non facciamoci ingannare dal populismo”

“Facciamo nostro l’invito forte e chiaro del Vangelo a non lasciarci ingannare. Non diamo ascolto ai profeti di sventura; non facciamoci incantare dalle sirene del populismo, che strumentalizza i bisogni del popolo proponendo soluzioni troppo facili e sbrigative. Non seguiamo i falsi “messia” che, in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione” ha continuato Bergoglio. “Al contrario,
‘rendiamo testimonianza’: accendiamo luci di speranza in mezzo alle oscurità; cogliamo, nelle situazioni drammatiche, occasioni per testimoniare il Vangelo della gioia e costruire un mondo più fraterno, almeno un po’ più fraterno; impegniamoci con coraggio per la giustizia, la legalità e la pace, stando a fianco dei più deboli. Non scappiamo per difenderci dalla storia, ma lottiamo per dare a ‘questa’ storia, che noi stiamo vivendo, un volto diverso”.

Cogliere opportunità del bene anche nel male

“Anche oggi viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza, di ingiustizia e di persecuzione; in più, dobbiamo affrontare la crisi generata dai cambiamenti climatici e dalla pandemia, che ha lasciato dietro di sé una scia di malesseri non soltanto fisici, ma anche psicologici, economici e sociali”, ha detto ancora il Pontefice, “Anche oggi vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargamento dei conflitti, alla sciagura della guerra, che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”.

Esiste però “l’opportunità di fare qualcosa di buono a partire dalle circostanze della vita, anche quando non sono ideali. E’ una bella arte tipicamente cristiana: non restare vittime di quanto accade, ma cogliere l’opportunità che si nasconde in tutto ciò che ci capita, il bene che è possibile costruire anche a partire da situazioni negative”. Infatti “ogni crisi è una possibilità e offre occasioni di crescita. Ce ne accorgiamo se rileggiamo la nostra vicenda personale: nella vita, spesso, i passi in avanti più importanti si fanno proprio all’interno di alcune crisi, di situazioni di prova, di perdita di controllo, di insicurezza”.

“E’ la terza guerra mondiale: chiediamoci cosa possiamo fare” 

“Anch’io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore davanti a questa terza guerra mondiale? Che cosa ci sta dicendo il Signore? Non fuggire farsi la domanda: cosa mi dice il Signore e cosa posso fare io di bene?”. Così il Papa parlando ‘a braccio’ nell’omelia. “Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tante gente – ha aggiunto -: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita senza prenderne coraggio e andare avanti?”.

 

 



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-11-13 10:17:59 ,www.repubblica.it

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