Un grande allenatore potrebbe esserlo in qualunque sport di squadra? La premiata serie televisiva Ted Lasso racconta la storia dell’omonimo mister che passa dal football americano a quello inglese (per noi: calcio). È fantascienza? O no? La domanda si legittima vedendo la curiosa relazione esistente tra il coach che ha vinto la Premier (Pep Guardiola) e quello che quasi vinto l’Nba (Joe Mazzulla, avanti 3 a 1 nella finale). Si sono incontrati prima a Manchester, poi a Boston. Pep ama la pallacanestro, Joe il calcio. Insieme hanno discusso a lungo. Di che cosa? Dello spazio, soprattutto. Di come crearlo, poi puoi inserirci un centrocampista o una guardia, ma prima devi togliere un altro mattone dal muro per non andarci a sbattere. Il pressing dove lo ha preso il calcio se non dal basket? La riaggressione, le distanze ridotte, idem. Un giornale americano ha scritto che invece Mazzulla si è da sempre interessato al tiki-taka, che crea una ragnatela di passaggi in attesa che si formi il buco. Non fosse che nella pallacanestro l’azione ha un limite temporale e sai quante sirene avrebbero bloccato Iniesta?
Sostiene Mazzulla che calcio e basket siano un po’ lo stesso sport dal punto di vista tattico, che risolvano identici problemi: come si creano situazioni di vantaggio? Come si riconoscono i punti deboli di una difesa e come si sfruttano gli angoli? E che Guardiola sia il miglior allenatore, punto. In assoluto. Potrebbe vincere un anello Nba? Forse, se gli sceicchi gli confezionassero un quintetto di lusso. Analogamente è possibile che Phil Jackson avrebbe potuto portare alla vittoria della Coppa il Real Madrid: aveva la stessa capacità di Ancelotti di coltivare e assemblare fuoriclasse. Hanno elaborato schemi, ma sono o sono stati soprattutto allenatori di caratteri e situazioni. Quando vai a cercare il segno della grandezza trovi doti come maieutica e ironia. Il talento non è eclettico, ma essere eclettici è un talento. Mazzulla, per esempio, ha insegnato ai suoi che una partita non è vinta finché non è vinta facendo vedere loro combattimenti di arti marziali in cui l’uomo a terra, apparentemente sconfitto, trova l’imprevista capacità di rialzarsi (come ha fatto Dallas dallo 0 a 3). Sarà già venuta in mente ai più la massima di Mourinho: “Chi capisce solo di calcio non capisce nulla di calcio”. Agli Europei ci sono 2 ct (Nagelsmann e Tedesco) allenatori “puri” (come lo fu Sacchi), che hanno studiato il calcio come fosse ingegneria, ma per passione. E se avessero amato il basket? Li vedremmo magari in panchina sul parquet delle Olimpiadi.