Il bolide avvistato nel cielo di Roma non è un evento così raro

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AGI – “Il fenomeno a cui abbiamo assistito questa notte rappresenta un evento molto più comune di quanto si possa pensare. Meteoroidi di dimensioni simili raggiungono la nostra atmosfera con una frequenza di circa una o due volte ogni anno”. Lo ha spiegato all’AGI Daniele Gardiol, coordinatore nazionale della rete PRISMA, Prima Rete per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera, commentando l’avvistamento di un meteorite nei cieli della Capitale avvenuto nella notte di lunedì 15 marzo, alle 20:57.

Si tratta verosimilmente di un frammento di asteroide o di una cometa che è entrato in atmosfera – continua l’esperto – il contatto è avvenuto a ovest di Roma, secondo le nostre stime. Può essere paragonato al fenomeno delle stelle cadenti, che tuttavia durano frazioni di secondi, mentre il bolide di stanotte è stato più grande, più luminoso, più intenso e più duraturo”.

Lo scienziato aggiunge che la durata complessiva del fenomeno è stata di circa cinque secondi, mentre la magnitudine, una misurazione che indica la luminosità dell’oggetto, era -10, circa un decimo dell’intensità della Luna piena.

“Questi corpi emettono luce propria – sottolinea Gardiol – perché viaggiano a velocità estreme, che variano da 12 a 72 chilometri al secondo, fino a 250 mila chilometri orari, e, a contatto con l’atmosfera, sono soggetti a un fortissimo attrito generato dal contatto con l’aria, per cui si scaldano e diventano incandescenti. Le meteore, quindi, così come le stelle cadenti, rilasciano energia tramite luce e calore. La maggior parte si consuma prima di raggiungere la superficie, ma può accadere che a volte dei frammenti possano essere recuperati. È stato il caso del noto bolide di Capodanno, raccolto in provincia di Modena a seguito dell’impatto avvenuto il primo gennaio 2020”.

L’esperto, responsabile della rete italiana, che da quattro anni si occupa di monitorare questi eventi, ribadisce che nell’atmosfera italiana queste collisioni avvengono circa una o due volte l’anno. “Non sappiamo ancora con certezza se il meteoroide di ieri possa aver raggiunto il suolo – commenta ancora Gardiol – ci sono diversi fattori che vanno considerati in questi casi, come l’inclinazione della traiettoria, la composizione o la velocità del corpo. Appena avremo dati sufficienti potremo stabilirne la traiettoria e verificare cosa sia avvenuto”.

Le telecamere PRISMA, attualmente 60 sparse sul territorio italiano, hanno infatti parzialmente catturato le immagini del bolide, osservato anche da moltissimi spettatori affascinati. “Stiamo lavorando per espandere la nostra rete – conclude Gardiol – affinché ognuno di questi eventi possa essere analizzato e monitorato. Nelle prime ore della notte questi fenomeni sono più facilmente individuabili, per il semplice fatto che c’è più gente in grado di rilevarli, quando avvengono nel pieno della notte le attenzioni rivolte al cosmo sono molto più esigue. Il nostro obiettivo è quello di scandagliare la volta celeste nella nostra nazione alla ricerca di questi eventi. Speriamo di non perderne nemmeno uno”. 

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