“Il caso Comieco”. Una storia di eccellenza al centro di un convegno alla Bocconi

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Festeggiare i risultati conseguiti, ma con moderazione. Guardando al futuro per perfezionare ogni dettaglio e ottenere successi ancora più grandi. È con questo spirito che si è tenuto il webinar “Imprenditorialità consortile ed economia circolare nella filiera cartaria. Il caso Comieco”, organizzato dall’Università Bocconi di Milano per presentare il volume da cui ha tratto il nome l’incontro.

La ricerca è stata condotta da Mario Minoja, professore dell’Università di Udine e della Bocconi, e da Giulia Romano, docente dell’Università di Pisa. Al centro dell’elaborato, e della seguente tavola rotonda, il riciclo della carta e del cartone che in Italia, grazie all’impegno di Comieco, ha superato con sei anni d’anticipo l’obiettivo comunitario del 75% di riciclata entro il 2025 (oggi è all’81%).

Comieco ha festeggiato nel 2020 il trentacinquesimo anniversario. “Grazie alla lungimiranza di alcuni imprenditori che nel 1985 hanno istituito il consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica – ha esordito Vittorio Coda, professore emerito della Bocconi, autore dell’introduzione del volume e coordinatore del webinar – è stata ribaltata la mentalità all’epoca dominante dell’usa e getta. Orchestrare la raccolta di carta e cartone e avviare il riciclo ogni giorno, insieme allo sviluppo di nuove pratiche e alla sensibilizzazione dei cittadini, sono stati i binari che hanno reso quella di Comieco una storia di eccellenza”.

La settimana del riciclo

Il meccanismo virtuoso di Comieco è figlio di una mentalità da tramandare. “Grazie alla Settimana del riciclo – ha spiegato il presidente del consorzio, Amelio Cecchini – nonostante la pandemia siamo entrati nelle scuole. Il nostro futuro dipende dalle nuove generazioni e da quella cultura che molti Comuni hanno saputo diffondere nei territori”.

La pandemia, come per tutti i settori, ha presentato il proprio conto. “Lo sviluppo dell’e-commerce – ha proseguito Cecchini – ha incrementato l’importanza dell’imballaggio cellulosico, più duttile, leggero e riciclabile di altri. Per quanto riguarda la produzione di cartone ondulato l’Italia, nonostante aree boschive meno estese di altri Paesi, è vicina alla capofila Germania”.

Arrivare secondi, però, non piace a nessuno. “Sappiamo e dobbiamo fare meglio – ha concluso il presidente di Comieco -. Il Recovery plan aiuterà lo sviluppo degli impianti e della logistica. Oggi l’81% degli imballaggi è avviato al riciclo, su un 87% di materiale ritirato. Il terreno per arrivare al 100% è fertile grazie alla cultura dei cittadini, alle industrie che investono in innovazione e al ministero per la Transizione ecologica con cui il dialogo è fitto”.

Strutture, digitalizzazione, occupazione

Ed è proprio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, su cui sta lavorando il MiTE, che si concentrano gli sforzi maggiori degli attori in scena. “Il riciclo della carta e del cartone è strategico, anche per far crescere l’occupazione femminile come chiesto dall’Unione europea. Le priorità che saranno presenti nel documento – ha precisato Laura D’Aprile, direttore generale dell’economia circolare del MiTE – sono la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento e la digitalizzazione di quelli già esistenti”.

Il sistema Conai

Comieco è uno degli otto consorzi privati che compongono il Consorzio nazionale degli imballaggi. “La forza sta nel fare sistema – ha sottolineato Walter Facciotto, direttore generale di Conai – così anche eccellenze come Comieco possono emergere. Per ripetere gli stessi risultati anche in futuro occorreranno nuovi impianti, soprattutto al Sud, investimenti sulla ricerca, spinta sul mercato dei riprodotti e miglioramento della qualità del materiale raccolto, che deve essere sempre più ecocompatibile per favorire il riciclo”.

Il coinvolgimento delle imprese

I progetti futuri non potranno prescindere dalle industrie, tra i principali produttori di rifiuti. È il punto su cui ha insistito molto Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente della Regione Lombardia: “Dobbiamo accantonare la diffidenza con cui è stato da sempre approcciato l’argomento dell’impatto ambientale. Le aziende vanno viste come alleate e la lungimiranza degli imprenditori, come nel caso di Comieco, è la testimonianza che la collaborazione genera risultati”.

Una storia da proteggere

Citato da tutti i relatori per la lungimiranza con la quale nel 1997 ha elevato Comieco da consorzio privato a consorzio nazionale grazie a un decreto che porta la sua firma, è intervenuto infine l’ex ministro Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione sviluppo sostenibile. Dopo aver elencato i criteri che ispirarono quella decisione, è arrivato l’invito a non abbassare la guardia: “Oggi c’è chi pensa che una pluralità di consorzi concorrenti migliori il funzionamento e l’efficienza del sistema Conai. Se ne discute anche in Parlamento, soprattutto per quanto riguarda settori come il riciclo della plastica dove i costi sono meno omogenei. La considero una visione sbagliata che va contro la qualità del servizio”.

Il volume

Tra i punti più interessanti della ricerca di Minoja e Romano sul caso Comieco, la struttura organizzativa snella. “Ci sono una quarantina di figure – ha illustrato Giulia Romano – che con professionalità svolgono molti compiti: il governo dei flussi di rifiuti a base cellulosica, il controllo della qualità del servizio, la ricerca e lo sviluppo di sistemi informativi coinvolgenti”.  

Altro passaggio chiave è la sostenibilità economica, dato che Comieco stipula con i Comuni contratti che non risentono del peggioramento delle condizioni del mercato. “Anche in periodi difficili come la crisi economica del 2009 o l’emergenza Coronavirus – ha chiarito Mario Minoja – Comieco ha mantenuto l’equilibrio grazie al contributo ambientale di Conai e alle riserve generate dagli avanzi di gestione degli anni che procedono senza particolari intoppi”.

“La stessa visione – ha aggiunto Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco – che ha portato un consorzio privato a produrre valore economico per il benessere nazionale. Oggi il nostro Paese, dalle grandi capacità manifatturiere ma dalle scarse materie prime, è leader nell’area mediterranea grazie alle sue materie prime seconde”.



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