Il caso delle “divise sgualcite” degli agenti della Polizia penitenziaria 

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AGI  – Divise sgualcite perché utilizzate anche per dieci anni, ogni giorno. Scorte che girano insieme nei tribunali e nelle carceri in cui ognuno è vestito in modo  diverso. “Taglie sballate, qualità e foggia infime”.

Scoppia il caso delle divise degli agenti della Polizia Penitenziaria dopo che, spiega all’AGI Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, “agli allievi del 180esimo corso della Scuola di formazione della Polizia penitenziaria a Fonte d’Amore di Sulmona sono state fornite solo delle pettorine per il tirocinio. E’ l’apice di un problema risalente. Tra colleghi spesso ci si dice che sembriamo l’esercito di ‘Franceschiello’ perché indossiamo capi disomogenei, fuori taglia, incompleti o addirittura divise di fortuna o niente”.

Come ci si può affezionare a un divisa che non si possiede? 

“Questo riguarda anche gli allievi della scuola, lì dove dovrebbe esserci il massimo rispetto delle regole – aggiunge -. Dopo i fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere si è detto che si dovrebbe investire di più nella formazione degli agenti e da qui bisogna partire. Come ci si può affezionare a una divisa che neppure si possiede?”.

De Fazio spiega che “il governo gialloverde aveva stanziato 5 milioni per le divise, una somma però troppo bassa considerando che le divise andrebbero sostituite periodicamente, cosa che non accade. Stiamo parlando della dignità di un corpo di polizia che non viene tutelata. Agli allievi si dice che ci sono delle regole e delle leggi da rispettare per le uniformi, che dovrebbero tra l’altro essere diverse tra loro in base alle mansioni,  e poi gli si dice di arrangiarsi. Che insegnamenti traggono?”.   
 



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