Al centro della relazione di Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità garante per la privacy, che il 6 luglio ha presentato la relazione annuale sull’attività svolta dall’ente alla Camera dei deputati, c’è il veloce sviluppo di nuove tecnologie destinate a un utilizzo di massa come le applicazioni sull’intelligenza artificiale generativa e il metaverso, che si affiancano alle già note criticità legate alle piattaforme digitali come la tutela della privacy dei minori, il cyberbullismo e il revenge porn. La relazione che fa anche il punto sullo stato dell’arte a 25 anni dall’introduzione della normativa sulla privacy.
La “guerra dei chip”
Prima di entrare nel merito del lavoro dell’autorità, il Presidente Stanzione nel suo intervento allarga il campo oltre i confini del Paese, soffermandosi sui rischi di una nuova ‘guerra fredda’ combattuta sul digitale. “A oltre un anno dal ritorno, alle porte dell’Europa, dello spettro drammatico e dimenticato della guerra – spiega – il primato digitale e l’indipendenza tecnologica assumono un crescente valore strategico, anche dal punto di vista geopolitico. È significativa l’ipotesi di divieto, al vaglio della Commissione europea, di utilizzo delle tecnologie offerte da Huawei per lo sviluppo delle reti 5G. Le limitazioni, imposte da alcuni governi, all’uso di piattaforme di origine cinese o il divieto statunitense di esportazione di materiale hi-tech sensibile verso Pechino esprimono anche la preoccupazione per la capacità di condizionamento, persino sotto il profilo militare, della tecnica. La ‘guerra dei chip’ è, in fondo, solamente un’altra faccia della stessa, silente ma nettissima, contrapposizione tra Stati Uniti e Cina. Sembra delinearsi una nuova, ma non meno temibile, guerra fredda, sempre più ‘privatizzata’ e ibrida, per l’incidenza delle big tech nelle dinamiche belliche: sullo sfondo jet a guida autonoma e droni kamikaze. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per la potenziale applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore delle armi, auspicando la definizione di alcune linee rosse”.
Gli interventi del Garante
Tutela dei diritti fondamentali delle persone nel mondo digitale e implicazioni etiche della tecnologia: su questo si sono concentrati i 442 provvedimenti collegiali del Garante della privacy nel 2022. A diventare oggetti di intervento, un sistema economico sempre più fondato sui dati personali e sul loro utilizzo, la tutela dei minori che entrano a contatto con le grandi piattaforme, le applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa come ChatGpt, il metaverso e le problematiche poste dallo sviluppo degli algoritmi, i nuovi scenari tracciati dalle neuroscienze, la sicurezza dei sistemi e la protezione dello spazio cibernetico, la monetizzazione delle informazioni personali, i fenomeni del revenge porn, del cyberbullismo, dello sharenting e del social scoring.
L’autorità ha sanzionato per 20 milioni di euro la società americana Clearview, vietandole l’uso dei dati biometrici e dei sistemi di riconoscimento facciale per il monitoraggio degli italiani; sulla tutela on line dei minori è proseguita l’azione di vigilanza sull’età di iscrizione ai social, anche attraverso sistemi di age verification e con l’istituzione di un tavolo di lavoro istituito con il recente protocollo d’intesa tra Garante della privacy e Agcom; dopo l’altolà del Garante TikTok ha sospeso l’invio di pubblicità personalizzata basata sul legittimo interesse.
Particolarmente significativi gli interventi sugli applicativi che utilizzano l’intelligenza artificiale: il più noto, quello che portò alla sospensione di ChatGpt, ha permesso di indirizzarne lo sviluppo in una direzione compatibile con la tutela delle persone, specie se minori. Sulla stessa linea lo stop imposto al chatbot Replika, una sorta di amico virtuale che presentava troppi rischi per i minori e le persone emotivamente fragili. Due i milioni di multa inferti a Clubhouse, il social delle chat vocali. Per contrastare il fenomeno del revenge porn e aiutare le persone che temono la diffusione di foto e video a contenuto sessualmente esplicito, il Garante ha introdotto un modello di segnalazione telematica e la possibilità di inviare alle piattaforme il codice hash delle immagini invece delle copie in chiaro.
Leggi tutto su www.wired.it
di Fabio Salamida www.wired.it 2023-07-06 12:42:54 ,