«Il governo Draghi nasce da circostanze eccezionali ma il bipolarismo resta»- Corriere.it

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di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia

L’ex premier: «Il ruolo di Forza Italia è in una coalizione di centrodestra. Alla nostra destra non ci sono forze eversive ma grandi partiti democratici»

Caro direttore, il professor Galli della Loggia, sul Corriere di venerdì, dedica alcune riflessioni a Forza Italia e a me personalmente. Riflessioni che — per l’autorevolezza di chi le firma e della testata che le ospita — meritano qualche commento. Partirei dalla premessa, che sinceramente non condivido. Il bipolarismo in Italia è certamente imperfetto, ma è un grande passo avanti verso la democrazia compiuta. Nella Prima Repubblica, vista l’impraticabilità democratica di ogni alleanza alternativa, abbiamo conosciuto 50 anni sostanzialmente privi di ricambio della classe dirigente. Questa è certamente una delle cause dell’implosione di quel sistema.

Nel 1994 — mi sia consentito ricordarlo, grazie alla mia discesa in campo — si crearono due schieramenti legittimati a governare, uno di centro-destra e l’altro di centro-sinistra, che da allora si sono alternati alla guida del Paese. In modo non esente da difetti, ma anche in Italia si è realizzata quella democrazia dell’alternanza che caratterizza i modelli ai quali da liberale mi piace guardare, a cominciare da quelli anglosassoni. Ciò non viene meno neppure con il governo Draghi, che nasce in circostanze eccezionali e non esprime una formula politica per il futuro: nel Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale conservatori e laburisti governavano insieme, ma non per questo venne meno, dal giorno stesso della fine della guerra, il sistema di alternanza bipolare. Bipolarismo naturalmente non significa, nella mia visione, una guerra tribale nella quale l’avversario sia delegittimato, demonizzato e se possibile distrutto. Significa al contrario un sistema maturo nel quale il senso dello Stato e della comune responsabilità istituzionale unisce i due schieramenti. Questo è precisamente il ruolo che Forza Italia ambisce ad esercitare nell’ambito dello schieramento che noi abbiamo fondato, il centro-destra. Un centro-destra al quale rivendico come merito di essere sempre stato leale, fino al punto di sacrificare spesso, quando guidavo il governo, le ragioni di partito a quelle della coalizione. Del resto leadership significa esattamente questo. Ciò non ha mai limitato la nostra capacità di iniziativa politica.

Proprio la nascita del governo Draghi, che sono stato il primo a chiedere e a promuovere, sta a dimostrarlo. Forza Italia, lo ripeto spesso perché voglio sia ben chiaro a tutti, rappresenta l’unica forza politica che possa definirsi coerentemente liberale, cristiana, europeista e garantista. Questi quattro aggettivi si integrano e si completano l’uno con l’altro nel definire la nostra identità e il nostro ruolo. Un’identità e un ruolo che si possono esercitare, non solo in Italia ma in tutte le democrazie occidentali, solo in una coalizione di centro-destra. Una coalizione che naturalmente comprende forze molto diverse da noi, per cultura, tradizioni e stile politico, ma ciò non è affatto in contraddizione con il bipolarismo né lo sarebbe con il bipartitismo, se un giorno arriveremo — come auspico — al partito unico del centro-destra.

Negli Stati Uniti Donald Trump e il mio amico George Bush stanno nel Partito repubblicano, pur avendo certamente un approccio molto diverso; così come nel campo opposto il presidente Biden e Alexandria Ocasio-Cortez nel Partito democratico esprimono culture e linee politiche ben differenti fra loro. In questo quadro, il professor Galli della Loggia ha ragione nel definire geneticamente propria di Forza Italia la «vocazione conservatrice-moderata di tono liberale». Ha ragione anche nel parlare di posizionamento centrista (non «riposizionamento», come scrive, perché non è mai venuto meno).

Si tratta però di definire meglio il concetto di «centro». La nostra idea di «centro» non è certamente il zentrum tedesco della Repubblica di Weimar, stabilmente al governo perché in grado di allearsi indifferentemente con la destra e la sinistra (per inciso, questo schema politico sfociò nella presa del potere, per via elettorale, di Adolf Hitler). È invece il centro del Partito popolare europeo, che noi orgogliosamente rappresentiamo in Italia, alternativo alla sinistra come lo sono la Cdu in Germania, il Partido popular in Spagna, i Repubblicani in Francia. A differenza di altri Paesi, però, in Italia alla nostra destra non vi sono forze eversive o irresponsabili, tranne frange marginali, ci sono grandi partiti democratici, diversi da noi ma con i quali collaboriamo da 27 anni. Certo, ogni richiamo a consolidare la vocazione e l’identità di Forza Italia va esattamente nella direzione in cui sto lavorando. Non per realizzare un’improbabile politica dei «due forni», che non ci è mai appartenuta, ma per rafforzare il profilo liberale ed europeista di un centro-destra di governo, destinato a guidare il Paese dal 2023, che sarà possibile soltanto a queste condizioni.

14 agosto 2021 (modifica il 14 agosto 2021 | 07:22)



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