La «scalata» del portoghese a capo del gruppo automobilistico. Sempre più potente, sempre pronto a giocare di sponda tra i Paesi pur di fare gli interessi dell’azienda e quindi il suo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Dieci anni fa Carlos Tavares venne reclutato da Thierry Peugeot, discendente di quell’Armand Peugeot che a fine Ottocento aveva traghettato l’azienda di famiglia dai macinini per il caffè alle biciclette e poi alle auto. Erano i tempi dell’alleanza del gruppo Psa (Peugeot-Citroën) con i cinesi di DongFeng, e all’epoca si disse che Tavares era in realtà l’uomo dei cinesi, determinati a salire fino al 20-30% affidandosi a lui per risanare il gruppo.
La storia è andata diversamente, i cinesi di DongFeng sono quasi scomparsi (nel novembre scorso sono scesi all’1,58 % vendendo alla stessa Stellantis azioni per 934 milioni di euro), la grande allenza globale del gruppo francese si è fatta non con la Cina ma con gli americani e gli italiani di Fiat Chrysler.
Carlos Tavares però è rimasto, capo di Psa e poi di Stellantis, sempre più potente, sempre pronto a giocare di sponda tra i Paesi pur di fare gli interessi dell’azienda e quindi il suo (nel 2022 Tavares ha percepito un salario di 23 milioni e mezzo di euro, pari a 64 mila e 328 al giorno).
Nato 65 anni fa a Lisbona da famiglia francofila, a 14 commissario di corsa al circuito dell’Estoril, studi di ingegneria a Parigi, l’uomo forte…
Author: Stefano Montefiori
Data : 2024-01-25 06:42:54
Dominio: www.corriere.it
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