Siamo stati all’anteprima stampa di Napoleon al Cinema Adriano di Roma, il nuovo biopic cinematografico di Ridley Scott

Una premessa
Ultimamente c’è questa tendenza (o impressione) che i film si stiano allungando: non è detto che sia necessariamente un problema, sia chiaro, ma la percezione o la moda di molte pellicole, soprattutto quelle che rientrano sotto il novero delle “grandi produzioni” hanno sposato l’idea che un film troppo breve da vedere sia percepito come un film che abbia poche cose da dire, mentre un qualcosa di imponente (il kolossal per l’appunto) è un qualcosa che attorno a sé genera un’aura di importanza e una sensazione di imperdibile che portano lo spettatore, quasi automaticamente, al desiderio e alla determinazione quasi automatica nell’andare al cinema per essere parte di quell’esperienza. Anche soltanto per poi uscire dalla sala e avere il diritto di dire “io quel mattoncino di tre ore me lo son sorbito e posso parlarne”. Non completamente in questo meccanismo, ma il Napoleon firmato Ridley Scott flirta pericolosamente con questo gioco.
Due ore e trentotto la durata del film (più di quattro, invece, la director’s cut che uscirà in esclusiva su Apple TV+) che ritrae un Joaquin Phoenix perfettamente calato nei panni di un difficilissimo ruolo come quello del condottiero francese Napoleone Bonaparte. Il lungometraggio è un blocco monolitico sulle vicende amorose e belligeranti del generale francese, che alterna, per l’appunto, momenti di battaglia ad altri in cui lo ritroviamo tormentato per la poco lineare relazione che intraprende con la sua amata Giuseppina (passata alla storia come Giuseppina di Beauharnais). Interpretata da Vanessa Kirby (inizialmente il ruolo era stato cucito addosso a Jodie Comer che aveva già lavorato con Scott in The Last Duel), è un personaggio caustico, che accompagna Napoleone, con le sue lettere, lungo tutto il film: prima d’amore, poi di sincera preoccupazione per una campagna di Russia che inizia a diventare vertiginosamente disastrosa. L’interpretazione non risulta assolutamente scialba, ma è poco incisiva, così come anche lo stesso Napoleone, manchevole di dinamicità, anche nei momenti di massima gloria, come la vittoria di Austerlitz del 1805, il punto più alto dell’intera carriera politico-militare del generale.
Dov’è l’essenza gestionale di Napoleone?
Nel film manca completamente una delle virtù più importanti del console di Francia, ossia la sua maniacale gestione delle truppe, il dirigere perfettamente le varie frange della fanteria, le sue trovate innovative per circondare il nemico con la cavalleria. Un linguaggio un po’ più tecnico e specifico (o anche soltanto un accenno di esso) non è presente: Napoleone combatte come tutti gli altri. E alla fine trionfa. Vince sempre, meno che a Waterloo (rendendo così la visione un po’ scontata), ma vince come un banale condottiero e non come Napoleone, uno dei più grandi strateghi nella storia. Qualche errore (orrore?) storico è altresì presente: durante la decollazione di Maria Antonietta, prima scena in assoluto del film, tra la folla intercettiamo un giovane Napoleone, che, in verità non è mai stato presente. Un po’ esagerato è anche il momento in cui, nel pieno di un’epica campagna d’Egitto (che, però, nel film che sarà proiettato nelle sale dal 23 noevmbre ha una durata eccessivamente esigua), Napoleone fa sparare un colpo di cannone contro una piramide (!), che viene leggermente sfregiata, ma non crolla. Un errore storico forse eccessivo, dato lo smisurato amore di Napoleone nei confronti delle opere dell’antichità, confermato anche dal fatto che giusto cinque minuti prima dello sparo era rimasto estasiato dall’apertura di un sarcofago.

Qualche dubbio e quel che ci è piaciuto
Nonostante una portata storica imponente, anche le scene-chiave nella vita del Bonaparte interpretato da Phoenix sono poco avvincenti, hanno poco mordente. Non restano nella mente, nell’immaginario del fruitore del film. L’epica incoronazione nella Cattedrale di Notre-Dame diventa un evento sì importante, ma eccessivamente normale, così come l’Assedio di Tolone del 1793, in cui gli inglesi sono presi troppo banalmente alla sprovvista da un contingente armato di francesi che, di notte, brandiscono le spade e sgozzano teste britanniche con una facilità disarmante.
Bella e azzeccata, invece, la figura dello zar Alessandro I, caparbio ma, purtroppo, poco approfondito internamente. Parlando di poco approfondimento storico, un’occasione persa è sicuramente la scena della Pace di Tilsit del 1807, il cui trattato franco-russo fu firmato su un pontone galleggiante accanto al fiume Nemunas (che al tempo attraversava la Prussia orientale), perciò potenzialmente ad alto impatto visivo, ma che nel film è siglato all’interno di un banale accampamento organizzato a mo’ di baldacchino sulla terraferma.
Un peccato anche il non aver citato nemmeno per un secondo il Codice Napoleonico, o comunque un qualcosa che potesse fare riferimento al Napoleone giurista, che ha posto le basi per il moderno diritto civile o il fatto che fu da Maria Luisa che ebbe lo sfortunato figlio legittimo Napoleone Francesco e non da una cortigiana qualunque, come, invece, si nota nel film.
Le ambientazioni sono comunque di alto livello (a parte una Tolone che ricorda eccessivamente il forte Ricasoli in quel di Malta, con i suoi chiari bastioni, dov’è stato realmente girato) e i costumi sono il vero plus dell’intero lavoro: realistici, su misura, calati alla perfezione nei personaggi che li indossano.
Peccato, per l’appunto, questo forte accento su una spettacolarizzazione un po’ fine a se stessa e una mancata ricerca storica che avrebbe reso la pellicola, magari, meno straordinaria visivamente, ma più fedele alla storia di Napoleone che, di per sé, risulta essere già gloriosa. Sarebbe stato soltanto necessario dare il giusto accento a determinati accadimenti affinché il film avesse potuto raggiungere un ottimo voto.
Da vedere? Sì, ma con riserva e stringendo un patto con il regista per cui chiudiamo un occhio su cenni storici traballanti e un impianto d’effetti speciali a tratti troppo pomposo.
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di Giovanni Maria Zinno
www.2duerighe.com
2023-11-16 11:00:23 ,