Il populista Andrej Babis, coinvolto nei Pandora Papers, ha perso le elezioni in Repubblica Ceca

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Il primo ministro ceco Andrej Babis, magnate dell’agricoltura e in passato in prima linea nel fronte populista seguito alla crisi dei migranti nel 2015, ha perso per un soffio le elezioni. Era riuscito a colmare il vuoto lasciato dal collasso dei partiti di centrosinistra, creando un asse strategico con il leader ungherese Viktor Orban e criticando l’Unione europea perché insensibile ai veri problemi dei cittadini cechi. Oggi, il suo partito Ano si ferma al 27,1 % dei voti (nel 2017 era arrivato al 30).

Secondo la televisione nazionale ceca, oltre la metà dei 200 seggi disponibili andrà a due coalizioni di opposizione, Spolu (centrodestra) e quella composta dal Partito pirata insieme ai sindaci indipendenti (di stampo centrista). «Entrambi hanno una possibilità di costruire il governo – ha detto il leader di Spolu Petr Fiala – il cambiamento è qui, promesso». La sua è stata la coalizione più votata (27,9 %), mentre il Partito pirata e i sindaci hanno ottenuto il 15 % di voti. Tutte e due le coalizioni in campagna elettorale si sono presentate come il “blocco democratico” e hanno detto di non essere intenzionate a governare con Babiš. Che ha però un potente alleato potenzialmente in grado di alterare gli equilibri politici: il presidente Milos Zeman.

Zeman aveva annunciato di voler conferire l’incarico di formare il governo al leader del primo partito e non della coalizione più votata. Ma, anche nel caso in cui Babiš ottenesse l’incarico, sarebbe in difficoltà nel creare alleanze. La situazione è ancor più incerta per via del ricovero in terapia intensiva del presidente.

In campagna elettorale, scrive il quotidiano statunitense Wall Street Journal, Babiš ventilava di abolire il Parlamento europeo e di sciogliere il senato ceco. Aveva provato ad allettare gli elettori promettendo di aumentare stipendi e pensioni dei dipendenti pubblici, giocando sulle paure dei cittadini e agitando lo spettro dell’immigrazione. Non aveva risparmiato elogi all’ex presidente americano Donald Trump, cui avrebbe anche regalato una pistola placcata in oro.

Eppure, la sua reputazione si è indebolita. Babiš, già accusato di uso improprio dei fondi Ue, è uno dei politici al centro dell’inchiesta finanziaria Pandora Papers, che il premier stesso aveva bollato come un tentativo per screditarlo. I documenti lo accusano di non aver rivelato una serie di società di comodo utilizzate per acquistare una villa di lusso in Costa Azzurra, nota come “Chateau Bigaud”, per 22 milioni di dollari. Le società delle Isole Vergini e la proprietà in Francia non compaiono nelle dichiarazioni patrimoniali che il primo ministro è tenuto a presentare come pubblico ufficiale. Babiš aveva però negato di aver fatto qualcosa di sbagliato o illegale: «Ho pagato tutte le tasse. Questo è assurdo».

I risultati elettorali segnano la sconfitta di altri due partiti, quello socialdemocratico e quello comunista, che avevano sostenuto il governo di Babiš. Non entreranno in Parlamento: per la formazione socialista non accadeva dal 2010, per quella comunista addirittura dalla seconda guerra mondiale.



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di Erika Antonelli
espresso.repubblica.it
2021-10-11 16:28:00 ,

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