Il ritorno di Casanova è l’addio alla giovinezza di Salvatores

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Domande che il libertino Casanova, quello “vero”, cioè il protagonista del film girato da Leo Bernardi, non si pone. Disperato dal passare del tempo, cova solo il desiderio di possedere la giovane Marcolina e, per farlo, finirà per accordarsi con l’aitante tenente Lorenzi fino al leggendario duello del romanzo (in cui Fabrizio Bentivoglio e Angelo Di Genio si prestano al nudo integrale) che altro non rappresenta se non la battaglia infinita tra le generazioni. Un film meta-cinematografico, malinconico, maschile, in cui le donne sono puri oggetti del desiderio e, nel caso della contadina Silvia interpretata da Sara Serraiocco (con un look e un’allure che ricorda le attrici della nouvelle vague), anche oggetto di una soave seduzione che scade in ossessione. 

Salvatores rilegge Schnitzler (Il ritorno di Casanova, Adelphi), come già aveva fatto nel ’92 Edouard Niermans con Alain Delon,  con un ottimo cast e una regia elegante che usa il bianco e nero per la vita contemporanea, mentre racconta a colori la finzione. Malgrado questo, il film non arriva a colpire nel segno, né a emozionare mai: deborda di continuo, cede alla tentazione di usare troppe citazioni, situazioni, flashback e richiami tra cinema e letteratura, finendo per dare a chi guarda la stessa sensazione che ha Marcolina quando si accorge di aver passato per inganno la notte con il maturo Casanova e si ritrova davanti un uomo incipriato e, parole sue, “vecchio”.
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di Claudia Catalli www.wired.it 2023-03-29 14:30:00 ,

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