Ilaria Salis presenterà una richiesta per avere i domiciliari in Italia o, in subordine, in Ungheria. “Ilaria ha cambiato idea – ha spiegato il papà Roberto Salis – visto che da più parti è arrivata questa richiesta di fare istanza per i domiciliari in Ungheria. Adesso dobbiamo trovare una casa a Budapest e poi presenteremo la richiesta”.
Il caso dei domiciliari
Fin qui la richiesta dei domiciliari nella capitale ungherese non era mai stata avanzata. Ilaria Salis e con lei i suoi legali speravano di poter approfittare di una convenzione quadro dell’Unione europea del 2009 che sancisce il reciproco riconoscimento delle misure cautelari tra i Paesi membri. E dunque gli avvocati dell’antifascista di Monza avevano, più volte, provato a riportarla in Italia in attesa del processo. Ma l’Italia con i ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Giustizia Carlo Nordio, ha chiuso completamente questa possibilità. “Irrituale e irricevibile”, secondo l’esecutivo, “una interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l’organo giurisdizionale straniero”. “Impossibile” anche il percorso che portava ai domiciliari nell’Ambasciata italiana a Bucarest: “Ne va della sicurezza nazionale”, aveva detto Tajani.
Ecco dunque che la possibilità più concreta per tirare fuori Ilaria Salis dal carcere ungherese, anche in base alle considerazioni del legale ungherese che assiste la donna, Gyorgy Magyarto, è quella dei domiciliari nella stessa Ungheria. In una residenza privata che i genitori dovranno ora cercare, in cui dovranno fissare un domicilio e in cui, se la magistratura ungherese darà l’ok, Ilaria Salis potrà essere trasferita. “Dovrà essere un luogo sicuro”, ha sempre sottolineato il padre, preoccupato dalle minacce che sono apparse su siti e chat neonaziste, oltre al murales con la figlia impiccata sui muri dell’Ambasciata.
I video delle aggressioni consegnati a Salis
Intanto, dopo 12 mesi dal suo arresto, Ilaria Salis ha potuto finalmente visionare i video che secondo l’accusa costituiscono la prova regina della sua colpevolezza perché riprendono le due aggressioni ai danni di un ungheresi e due tedeschi, tutti neonazi, avvenuti tra il 10 e l’11 febbraio 2023. “Si tratta di un hard disk da 10 terabyte che vanno visti tutti perché non si sa l’accusa a quale spezzone voglia far riferimento – ha spiegato il padre – Fino ad ora li aveva ma non le era stato concesso di visionarli, giusto per inquadrare lo scenario nel quale si svolge questo processo”.
La lettera dell’Ambasciatore ungherese sulla stampa italiana
Roberto Salis ha poi aggiunto: “Mi aspetto che le istituzioni italiane ribadiscano al governo ungherese che nel nostro paese la stampa è libera e non sono gradite ingerenze straniere sul lavoro dei giornalisti italiani”. Il riferimento è alla lettera che l’ambasciatore ungherese a Roma, Adam Kovacs, ha inviato ai media e ha pubblicato sulla pagina Facebook dell’ambasciata.
L’ambasciatore lamenta “una rappresentazione particolarmente distorta e sproporzionata” che “una parte significativa” dei media italiani ha dato del caso Salis, “soprattutto nella valutazione del sistema giudiziario ungherese, tale da far sorgere il dubbio che i commenti editoriali siano stati mossi esclusivamente da considerazioni politiche, oltre che ideologiche, dirette a mettere in cattiva luce le relazioni italo-ungheresi”.
Il cambio di passo da Budapest
Un cambio di passo della strategia ungherese nella gestione del caso. Che si sposta ora proprio sui video. “Senza entrare nel merito del caso giudiziario che sarà deciso dalla magistratura ungherese nella sua piena indipendenza, si è parlato poco e male in merito ai fatti accaduti e alla condotta di Ilaria Salis. Secondo le prove raccolte dalle autorità investigative ungheresi, il quadro di quanto è accaduto nei giorni del febbraio di un anno fa sembra chiaro” e “dai video in possesso dell’autorità giudiziaria emergono condotte assolutamente illecite”.
Bisognerà ora capire se quelle condotte – che pure ci sono state perché riprese e raccontate anche da alcuni testimoni – coinvolgono o meno Salis e in che misura. Gli aggrediti, che non hanno mai sporto denuncia, hanno riportato lesioni guaribili in 5-8 giorni. L’Ambasciatore scrive: “A prescindere dall’estraneità o meno dell’imputata Salis a questi fatti, ritengo che la palese tendenza a sminuire questi episodi gravissimi e di presentarli, in modo manipolativo, come una semplice ‘rissa tra manifestanti’, sia piuttosto inquietante”. “Il contrasto al ‘pericolo fascista’ – pretesa già in sé discutibile nel contesto odierno di una Europa unita, pacifica e democratica – non può giustificare i comportamenti di cui è accusata e in patria già condannata in altre occasioni, Ilaria Salis”.
L’insegnante antifascista, nota alle forze dell’ordine, ha avuto quattro condanne in passato. Si tratta però di reati di piazza che vanno dall’invasione di edifici alla resistenza a pubblico ufficiale durante occupazioni, manifestazioni e sgomberi.
“La violenza politica non è mai sul lato giusto della storia – prosegue l’Ambasciatore – La libertà di espressione e di protesta pacifica di tutti sono salvaguardati dal nostro ordinamento giuridico, senza bisogno di ricorrere a spranghe o martelli in tasca per l’autodifesa”.
Nel taxi su cui viaggiavano Ilaria Salis e altri due cittadini tedeschi nel giorno del loro arresto – che coincide con il Giorno dell’Onore in cui centinaia di nostalgici delle Ss si ritrovano a Budapest per cortei e commemorazioni importanti anche violente – non autorizzati ma tollerati dal 1997 dalle autorità ungheresi, c’era un manganello retrattile, da difesa.
Di rapporti tra Salis e Hammerbande, la banda del martello nata in Germania, non ci sono prove. L’ipotesi terrorismo non c’è mai stata – ha precisato Salis – Mia figlia è accusata di appartenenza ad un’organizzazione criminale. Negli atti del processo ci sono 800 pagine di un processo in Germania su un’organizzazione, nel quale non compare mai il nome di mia figlia, perciò non si capisce perché mia figlia sia stata coinvolta”.
“Chi viene – conclude l’Ambasciatore – con lo scopo di portare avanti scontri ideologici con la violenza fisica, deve sapere che nel nostro Paese quei tentati atti di sovvertimento delle regole democratiche che ci siamo dati verranno sempre contrastati con la massima fermezza e senza alcuna indulgenza”.
La procura di Budapest per Ilaria Salis ha chiesto una condanna a 11 anni. Per quelle lesioni con una prognosi di pochi giorni che secondo l’Ungheria furono “potenzialmente mortali”, l’antifascista italiana rischia però fino a 24 anni di carcere.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-02-12 20:37:48 ,www.repubblica.it