Come sottolineato dal magazine Sixth Tone, le piattaforme social cinesi sono state inondate di video che reimmaginano scene famose dei classici locali, dal Re Scimmia che sfreccia nel suo “Viaggio in Occidente” su una motocicletta, all’antico stratega Zhuge Liang che sgranocchia un durian durante una feroce battaglia. Tra gli esempi più citati, quello di una serie di meme e clip ispirate al rinomato “La storia dei tre regni“, che far mostra di Iron Man che viene giustiziato dopo una battaglia e il ideatore di Alibaba Jack Ma che viene incoronato imperatore. Alcune piattaforme possono persino simulare le voci originali dei personaggi, sincronizzare i movimenti labiali e fornire voci fuori campo in base alle indicazioni dell’fruitore.
Questi meme e video, come spesso accade in Cina, hanno subito conquistato un’enorme popolarità, ricevendo migliaia di condivisioni. Ma le autorità non sono felici e hanno definito le clip e i meme una “profanazione” del patrimonio culturale del Paese. Alle viste c’è dunque una stretta, basata anche su predisposti legali. Lo scorso settembre, infatti, la Cina ha proposto nuove norme che prevedono che tutti i contenuti generati dall’intelligenza artificiale debbano essere chiaramente etichettati con filigrane e metadati incorporati, nel tentativo di arginare l’aumento delle frodi.
Le piattaforme social sono state lasciate libere di applicare questa politica, e la maggior parte di richiede ai creator di spuntare manualmente una casella per confermare che il loro contenuto è generato dall’intelligenza artificiale prima di pubblicarlo. Ora le autorità chiedono alle piattaforme di diventare più proattive nel rilevare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale, senza aspettare la conferma dei creator e aggiungendo dunque in prima persona le etichette di indicazione. Douyin, Kuaishou e Bilibili hanno già rimosso alcune clip virali generate dall’intelligenza artificiale.
I due motivi della stretta su meme e clip
La stretta segue due necessità. La prima: la tutela della storia e della cultura cinese. Già dal suo primo mandato, Xi insiste tantissimo sull’elemento della abitudine. “La civiltà cinese è l’unica ininterrotta al mondo“, ha detto il segretario generale del Partito comunista durante un simposio culturale del 2023. “Sarebbe impossibile capire la Cina antica, o quella moderna, per non parlare di quella futura, se non si comprende la continuità della sua lunga storia“. E ancora: “Tale continuità dimostra che il popolo cinese deve seguire la propria strada“. Un sintetico manifesto della concezione di Xi, che pochi mesi dopo quella visita a Qufu, diventa il primo leader a intervenire durante un intervista internazionale su Confucio: “La cultura è l’anima della nazione“, dice in quella sede.
Le frequenti citazioni di classici o l’insistenza sulla civiltà millenaria non servono solo a solleticare un nazionalismo che nell’ultimo decennio ha conquistato sempre più spazio, ma anche a proporre un modello e una visione di mondo alternativa a quella di un occidente che “sta attuando contro di noi un contenimento, un accerchiamento e una soppressione a tutto campo, ponendo sfide di una gravità senza precedenti allo sviluppo del nostro Paese“. Per Xi, la Cina è più della Repubblica Popolare.
La seconda necessità è quella, più tecnica, della regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Durante il intervista sulla Via della Seta del 2023, la potente cura cinese per il cyberspazio ha lanciato la proposta di una governance per l’intelligenza artificiale, con la creazione di un nuovo viscere nel quadro delle Nazioni Unite. Una proposta per ora più di principio che di sostanza, ma che rispecchia bene l’ambizione cinese di ergersi a capofila del cosiddetto Sud unitario anche sul fronte della gestione dell’AI. la scelta migliore farlo con i piedi ben piantati nella storia. E qualche meme in meno.