In Iran è stato giustiziato un altro wrestler

0

AGI – Nonostante i numerosi appelli internazionali e dei suoi colleghi per salvargli la vita, è stato giustiziato nel carcere di Dezful, nel Sud-Ovest dell’Iran, il lottatore professionista Mehdi Ali Hosseini. Lo riporta la Ong Iran Human Rights, rilanciata poi da diversi attivisti per i diritti umani.

L’esecuzione arriva pochi mesi dopo quella di un altro wrestler, che aveva scatenato un coro di appelli affiché gli organismi sportivi internazionali intervenissero nei confronti della Repubblica islamica. Hosseini – 29 anni e originario di Andimeshk, nella provincia del Kuzestan – era stato arrestato nel 2015 con l’accusa di omicidio premeditato, nel corso di una rissa.

Mehdi Ali Hosseini was executed today in Dezful Prison.The 30 y/o wrestler was sentenced to death in 2015 on the charge of murder.With more than 255 executions in 2020, #Iran continues to hold one of the world’s top records in the use of the death penalty.https://t.co/bkHb1hZBLV pic.twitter.com/o4FOZobOVG

— IRAN HRM (@IranHrm)
January 25, 2021

La famiglia della vittima ha rifiutato di perdonarlo e la sua esecuzione appariva ormai imminente. Quello di Hosseini non è un caso isolato. A settembre dell’anno scorso, era stato giustiziato un altro lottatore, Navid Afkari, condannato a morte a Shiraz per aver ucciso una guardia di sicurezza, durante le proteste anti-governative dell’agosto 2018.

Il regime aveva trasmesso una confessione di Afkari per sostenere la sua decisione, ma secondo attivisti per i diritti umani si e’ trattato di dichiarazioni estorte con la forza, sotto tortura. Diversi lottatori iraniani professionisti avevano esortato le autorità a non giustiziare Hosseini, compreso Ali Ashkani, l’attuale allenatore della squadra di wrestling greco-romana iraniana.

“Prosegue lo stillicidio di esecuzioni in Iran”, ha commentato all’AGI il portavoce dei Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ricordando anche la situazione di Ahmad Reza Djalali, “che da due mesi e due giorni è in isolamento in carcere, senza contatti con la famiglia, né con gli avvocati e a rischio costante di esser emesso a morte con un accusa infondata di spionaggio”.

Leave A Reply