In reparto regola del silenzio ma io non mollo

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“In reparto vige la regola del silenzio, ma io non mollo. Pazienza se gli sono antipatica” scriveva Sara Pedri ad amici e familiari su Whatsapp raccontando quanto succedeva all’interno dell’ospedale di Trento nel quale lavorava. A chi la conosceva aveva raccontato di non voler cedere al clima di mobbing e umiliazione che, anche secondo quanto affermano i colleghi, vigeva all’interno della struttura ospedaliera. Negli anni molti tra medici e infermieri avevano chiesto di essere trasferiti presso altri ospedali proprio per sottrarsi al clima oppressivo dell’ambiente di lavoro. Anche Sara aveva chiesto il trasferimento alla struttura di Cles.

Gli ispettori del ministero della Salute sono ripartiti per Roma dopo aver raccolto informazioni sulla gestione del reparto. “A giorni consegneremo una nostra relazione al ministro Speranza utile a rispondere a una serie di interrogazioni sulle difficoltà interne al reparto di ginecologia e ostetricia” fanno sapere all’agenzia di stampa La Presse. Secondo alcune fonti dell’agenzia i dettagli su quanto avvenuto prima della scomparsa della ginecologa sono tutti nella serie di messaggi inviati dalla 32enne alle amiche e ai familiari. Nelle chat prese in esame, Sara si mostrava delusa eppure ancora speranzosa riguardo al suo futuro lontano dall’ospedale di Trento. Pur avendo vinto due concorsi, la situazione in reparto era di mobbing e oppressione costante.

La ricerca del corpo

Sono in corso le ricerche del corpo della ginecologa sul fondo del lago di Santa Giustina. Secondo gli inquirenti la ragazza potrebbe essersi suicidata dopo essersi allontanata volontariamente il 4 marzo scorso. Per il momento, però, non vi sono sostanziali novità. I cani molecolari hanno riconosciuto tracce di Sara ma non sono riusciti ad individuare il luogo in cui potrebbe essere il cadavere della 32enne.





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