LONDRA – L’Alta Corte britannica ha deciso che Indi Gregory si spegnerà nelle prossime ore, nell’ospedale dove è in cura in Inghilterra o in un hospice. La decisione del giudice Robert Peel conferma che proseguire a tenere in vita con la ventilazione artificiale la bambina, affetta da una grave e incurabile patologia mitocondriale, sarebbe un accanimento terapeutico che la farebbe soltanto soffrire. Il magistrato ha dunque ritenuto che Indi non possa essere trasferita in Italia, dove l’ospedale Bambin Gesù si era offerto di accoglierla, nonostante il nostro Paese, con una rapidissima decisione del Consiglio dei Ministri, le avesse concesso nei giorni scorsi la cittadinanza italiana. Trasportarla in Italia, afferma la sentenza, sarebbe non solo inutile dal punto di vista medico, ma anche questo un modo di infliggere sofferenze a una piccola malata di appena otto mesi.
Un verdetto di questo tipo veniva ritenuto probabile dagli esperti legali sulla base di due precedenti, i casi assai simili di Alfie Evans e Charlie Gard, due bambini inglesi di pochi mesi, anch’essi sofferenti per mali che non lasciavano promesse: anche per loro i genitori avevano chiesto il trasferimento in Italia, unico Paese disposto ad accoglierli nelle strutture del Bambin Gesù, in nome di un ideale religioso più che scientifico, anche se nemmeno i sanitari italiani ritenevano ci fossero promesse di miglioramento o guarigione.
“Sono orgoglioso che mia figlia sia italiana, grazie di cuore al vostro governo, al vostro ospedale, al vostro popolo, vorrei che anche i politici britannici la pensassero così”, ha detto questa settimana, intervistato da Repubblica, Dean Gregory, il padre 37enne di Indi, che insieme alla moglie Claire, 35 anni, ha condotto un’estenuante battaglia processuale per tenerla in vita ad ogni costo. I genitori sostengono che Indi, ricoverata al Queen’s Medical Hospital di Nottingham, a dispetto della sua malattia risponde agli stimoli, muove le braccia, sorride. E sono comprensibilmente straziati dal dolore all’idea che i medici le tolgano il supporto artificiale, lasciandola morire.
Ma non è il governo britannico, diversamente da quanto sembra affermare il padre della bambina, a decidere se Indi debba vivere in queste condizioni o sia più giusto lasciare che si spenga naturalmente. E a deciderlo non sono nemmeno i medici dell’ospedale di Nottingham, che possono dare soltanto un parere. La decisione spetta alla magistratura, che ascolta il difensore della famiglia, quello dell’ospedale e poi è tenuta a scegliere la strada migliore nell’interesse della bambina. Talvolta, afferma la giurisprudenza britannica in materia, mossi dall’amore filiale, i genitori non sono la parte migliore per capire se tenere in vita un figlio che soffre sia giusto o sbagliato, dia sollievo al bambino (e non soltanto a loro) o lo faccia soffrire senza che questo, avendo pochi mesi di vita, non possa dire come si sente davvero.
Il caso di Indi è rimbalzato dall’Alta Corte alla Corte d’Appello ed è tornato ora di nuovo all’Alta Corte. “Faremo ancora ricorso in appello” dice Simone Pillon, l’avvocato della famiglia Gregory. Non è chiaro se il ricorso verrà accolto e considerato, né in che tempi. Allo stato attuale delle cose, la ventilazione artificiale verrà interrotta a partire dalle 14 di domani 9 novembre, ora locale inglese (le 15 in Italia). Il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, responsabile per l’area di Nottingham in cui si trova l’ospedale, ha chiesto una misura d’emergenza affinché sia riconosciuta l’autorità dei tribunali italiani in questo caso. Dean Gregory, il papà di Indi, afferma di avere ricevuto dai medici dell’ospedale ripetute minacce che il supporto artificiale sarebbe stato interrotto subito, senza la loro presenza. “Che ragione ci può essere di detenere Indi qui, contro la volontà dei genitori, quando c’è un ospedale in Italia pronto ad accoglierla”, commenta Andrea Williams del Christian Legal Centre, l’associazione religiosa che appoggia la famiglia Gregory.
Ma non tutti la vedono così, come ha sottolineato il senatore del Pd Andrea Crisanti, che ha vissuto a Londra per anni come docente dell’Imperial College: “Il sistema sanitario britannico è all’avanguardia in questi campi, portare la bambina in Italia sarebbe stata una inutile crudeltà. A cosa servono nel suo caso le cure palliative? Penso che da parte del governo Meloni ci sia stata solo una questione politica, per farsi pubblicità a buon mercato sulla pelle dei genitori di Indi”. Per il giudice, la decisione di staccare la bambina dal respiratore è soltanto “nel suo interesse”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-11-09 03:50:49 ,www.repubblica.it