di Giuliano Checchi
La questione dell’art.25 del Decreto Genova nasce da una domanda di Lucia Annunziata, in occasione dell’intervista a Giuseppe Conte alla trasmissione “Mezz’ora in più”. Sarebbe più corretto dire che nasce all’alba di sabato 26 c.m., quando una frana travolge l’abitato di Casamicciola Terme, sull’isola di Ischia. Ma, a quel che pare, prima che la cosa venisse sollevata in trasmissione nessuno ci aveva pensato.
Era senz’altro pertinente, alla luce dei recentissimi fatti di Ischia, chiedere conto a Giuseppe Conte dell’art.25 del Decreto Genova, approvato nel governo Conte I e denominato “Definizione delle procedure di condono”. Giuseppe Conte, in risposta, non ha fatto che ribadire quanto già più volte detto e ripetuto: ossia che l’articolo non conteneva nessun nuovo condono, ma una semplificazione per sbloccare la ricostruzione delle case danneggiate dal sisma del 2017. E in effetti chiunque si prenda la briga di leggere – obiettivamente – l’art.25 del Decreto Genova vi legge che le istanze di sanatoria già presentate tra il 1985, 1994 e 2003, e ancora pendenti, degli edifici colpiti dal sisma del 2017 nei comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio d’Ischia, dovevano essere risolte entro sei mesi, applicando le regole (più favorevoli) del condono Nicolazzi del 1985. Si subordinava inoltre, all’accoglimento del condono, la concessione dei contributi statali per la ricostruzione degli edifici danneggiati.
Per quanto ci possano essere aspetti discutibili, come l’inserimento di questa norma nel Decreto Genova, è incontrovertibile che non si tratta assolutamente di condoni ex novo! Sappiamo bene però che fra i tanti modi di fare politica c’è anche quello di attaccare gli avversari, sfruttando ogni (im)possibile pretesto e ogni singola parola.
Specialmente se l’avversario in questione è uno che molto raramente offre appigli su cui essere attaccato.
Ed ecco quindi Matteo Renzi, che si avventa immediatamente sulla questione per associare a Conte la parola “condono” e metterlo in stato di accusa sulla tragedia di Ischia. Calenda subito lo segue a ruota, e più tardi si unisce il coro di opinionisti da talk-show. Ripeto: è anche questo un modo di fare politica; e anche se ci indigna, non ci può stupire. Tuttavia, ci vuole davvero un bel coraggio per accusare Conte del disastro! Perché, a parte il contenuto dell’art.25, che non prevedeva nessun nuovo condono e che si limitava a sbloccare la ricostruzione di case terremotate, il governo Conte I ha stanziato 11,5 miliardi con il piano “Proteggi Italia”, per il dissesto idrogeologico, il risanamento ambientale e la difesa del suolo!
Cosa esattamente avrebbero preteso Renzi, Calenda e coristi vari? Che il governo Conte I abbattesse tutte le case abusive di Ischia già condonate, o già potenziali beneficiarie di una norma di condono pre-esistente? Ma se erano già condonate, o condonabili, come poteva il governo Conte I abbatterle? Va bene, inserire la norma nel Decreto Genova non sarà stato il modus operandi più corretto…. ma vi chiedo questo: senza l’art.25 del Decreto Genova, la tragedia di domenica si sarebbe evitata? Se non ci fosse stato l’art.25 nel Decreto Genova neanche le case di Casamicciola e i loro abitanti sarebbero state lì, dove il fango le ha travolte?
Cari Renzi, Calenda, e opinionisti vari: a chi va la responsabilità di questa disgrazia? A Giuseppe Conte, il cui primo governo ha sbloccato delle pratiche da cui dipendeva la ricostruzione di case danneggiate, o semmai al sistema italico che, da 40 anni, costruisce case abusive per condonarle ogni 10 anni? Case che oggi sappiamo tutti che sarebbero state comunque lì, con la gente dentro, anche senza l’art. 25 del Decreto Genova!
Davanti a queste tragedie, cosa dovrebbe fare la politica? Dovrebbe fare silenzio e parlare solo con i fatti, o dovrebbe approfittare per gettare tutta la colpa su uno che è stato al governo solo negli ultimi tre anni e che non ha fatto nessunissimo nuovo condono?
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2022-11-28 15:28:43 ,