Israele bombarda a Gaza il grattacielo sede di al-Jazeera e Associated Press. Giornalisti: “Lavoriamo dall’ospedale”. “Siamo inorriditi”. Casa Bianca: “Sicurezza media è responsabilità essenziale”

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Il bombardamento, potentissimo, ha fatto crollare uno sull’altro tutti i 12 piani del grattacielo di al-Jala, nel pieno centro di Gaza, che si è dissolto dentro un’indefinita massa di polvere. Un luogo di importanza cruciale per i media internazionali, visto che agli ultimi piani ospitava le sedi di al-Jazeera e di agenzie di informazione, tra le quali l’Associated Press, mentre gli altri piani sono occupati da uffici commerciali. Ma l’esercito israeliano, che prosegue senza sosta l’offensiva nella Striscia dopo avere bombardato i tunnel, ha giustificato poco dopo la sua azione, diretta a un palazzo che Hamas, spiegano i militari, usava come “nascondiglio”.

Israele: “Hamas usa il grattacielo come nascondiglio” – “Hamas ha trasformato zone residenziali a Gaza in postazioni militari – ha affermato il portavoce militare israeliano giustificando l’abbattimento del palazzo -. Usa edifici elevati a Gaza per fini militari di vario genere come la raccolta di informazioni di intelligence, la progettazione di attacchi, operazioni di comando e controllo, e per le comunicazioni”. Il portavoce ha aggiunto che la aviazione israeliana ha avuto cura di non colpire civili, “ricorrendo a messaggi sms” e “colpendo preventivamente il tetto” dell’edificio con un primo attacco di avvertimento “che fa rumore e non danni”. “Ciò lascia tempo a sufficienza per abbandonare l’edificio”, secondo il portavoce. “Tutti i grattacieli colpiti da Israele erano sfruttati per fini militari”, ha ribadito, specificando che “quando Hamas utilizza un edificio elevato per fini militari, esso diventa un obiettivo militare legittimo. Il diritto internazionale è chiaro”. All’attacco è seguita la reazione di Hamas, che ha minacciato nuovi razzi contro Tel Aviv.

Associated Press: “Siamo inorriditi”. La reporter di Al Jazeera: “Lavoriamo dall’ospedale” – La giornalista di Al Jazeera Youmna al-Sayed ha riferito dal sito dell’emittente che attualmente l’ospedale Al Shifa di Gaza City è “l’unico posto” dal quale la testata è in grado di lavorare. “È il posto più sicuro che conosciamo – ha spiegato -. Shifa è stato preso di mira in passato, ma ovviamente è un ospedale, quindi potrebbe essere il posto più sicuro ora a Gaza da dove trasmetteremo”. La giornalista ha poi spiegato che il proprietario dell’edificio ha ricevuto e quindi comunicato l’ordine di evacuazione soltanto un’ora prima dell’attacco e che i militari israeliani hanno rifiutato di concedere ulteriore tempo. Centinaia di famiglie sono state evacuate quindi da al-Jala e dagli edifici circostanti. “Siamo sconvolti e inorriditi”, scrive in una nota l’Associated Press rispetto alla distruzione di al-Jala, che era anche sede di un ufficio dell’agenzia di stampa americana. “Questo episodio rappresenta uno sviluppo incredibilmente inquietante della situazione”, afferma il numero uno dell’Ap, Gary Pruitt. “Abbiamo evitato per un soffio la perdita di vite umane“, aggiunge, sottolineando come ora “il mondo sarà meno informato su quello che accade a Gaza“. Da Washington la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki fa sapere che gli Usa hanno “comunicato agli israeliani che garantire la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti e dei media indipendenti è una responsabilità fondamentale“. E mentre la comunità internazionale non riesce ancora a trovare una posizione univoca per esprimersi sull’escalation di questi giorni ed Erdogan soffia sul fuoco e cerca alleati nei Paesi musulmani, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha sentito telefonicamente oggi pomeriggio, a quanto si apprende, l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Un colloquio centrato sulla situazione in Medio Oriente e la necessità di organizzare a stretto giro una riunione straordinaria tra i ministri degli Esteri europei.

Gli attacchi nella notte e le vittime – Prosegue con una costante e inarrestabile escalation di violenze la guerra tra Israele e Hamas, che finora ha provocato 144 vittime, quasi tutte palestinesi, e tra loro ci sono anche 37 minori e 22 donne. Sono invece oltre 950 le persone rimaste ferite. Decine di vittime si sono registrate la notte scorsa, nei tunnel sotterranei dove si erano rifugiati miliziani e combattenti dopo avere appreso di un possibile attacco via terra di Israele. Attacco che però non c’è mai stato. E la pioggia di bombe ha centrato anche un campo profughi di Al-Shati, nel nord della Striscia, in cui hanno perso la vita almeno 10 persone, tra cui 2 donne e 8 bambini.

La nuova, durissima, offensiva contro Gaza è stata lanciata nella notte da Israele. I caccia di Tel Aviv, come riporta l’esercito, hanno colpito diversi siti nella Striscia, tra cui un “ufficio operativo” di Hamas vicino al centro di Gaza City. Ulteriori attacchi notturni sono stati condotti contro quelli che i militari hanno chiamato “siti di lancio sotterranei“, cioè i tunnel costruiti sotto la sabbia. Anche i lanci di razzi da Gaza nella notte non si sono interrotti: le sirene di allarme anti-missile hanno suonato a Bèer Sheva e in altre località del sud di Israele. Il Times of Israel riporta che una raffica di razzi è stata lanciata da Hamas verso le località di Ashkelon, Ashdod, Beersheba e Sderot. Un missile ha colpito un condominio ad Ashdod, mentre un altro è atterrato nel porto, centrando un serbatoio di carburante che poi è esploso. Al momento non si registrano vittime. Alcuni dei razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre altri sono atterrati in aree disabitate. Dopo alcune ore di quiete, i lanci sono ripresi in mattinata. Secondo l’esercito – che in risposta ha colpito numerosi obiettivi di Hamas nella Striscia, tra cui strutture di comando – i razzi sono stati circa 200.

Nel frattempo non si ferma l’ondata di violenze nelle città. La scorsa notte nel rione Ajami di Jaffa (Tel Aviv) una bottiglia incendiaria ha scatenato un incendio nell’appartamento di una famiglia araba. Un bambino di 12 anni è stato ustionato in maniera grave, ed il fratello in modo medio. Disordini anche a Gerusalemme est, dove gruppi hanno attaccato ed incendiato una volante della polizia. Altri episodi sono stati segnalati a Lod (bottiglie incendiarie lanciate presso una moschea) e ad Akko-S.Giovanni d’Acri (distrutto il magazzino di un teatro a gestione congiunta arabo-ebraica). In Cisgiordania, ha riferito la radio militare, oltre 40 incendi sono stati attizzati con molotov da palestinesi nelle vicinanze di insediamenti o di basi militari.





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