La rete pro-life è attiva da anni in Italia però in pochi sapevano che esistesse. Fino, quasi, al “Congresso mondiale delle famiglie” di Verona del 2019. Invece ha una storia radicata, seppure recente, la galassia di associazioni ultra cattoliche e di Destra, da “Pro Vita e famiglia” a “Difendiamo i nostri figli”, da “Citizen go” a “La Manif pour tous” che rappresentano oggi il riferimento ideologico del nuovo presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. C’era il Movimento per la Vita, certo, fondato nel 1980 da Carlo Casini, parlamentare democristiano, con l’obiettivo di contrastare, dentro e fuori il Parlamento, la legge sull’aborto appena approvata. C’erano (e ci sono) i “Cav” i centri di aiuto alla vita, una sorta di “consultori” conservatori creati dal Movimento che proponevano e propongono alle donne aiuti per portare avanti la gravidanza, attuando nello stesso tempo una tenace politica antiabortista, anti contraccezione farmacologica, promuovendo cimiteri dei feti e naturalmente l’obiezione di coscienza contro la legge 194. Una rete di cattolicesimo integralista, dal linguaggio però ancora “tradizionale” e molto legata alle gerarchie ecclesiastiche.
È soltanto nel 2007 con il primo grande Family Day organizzato contro i “Dico” (un abbozzo di legge sulle unioni civili degli omosessuali) e in difesa della famiglia naturale che la galassia pro-life di ispirazione americana inizia ad apparire sulla scena, con tutto il suo corollario iconografico di immagini di feti abortiti, croci, cartelli di neonati con la scritta “non uccidermi”, scarpette di bebè macchiate di sangue.
Un movimento allora ancora minoritario, perché è invece nel 2011 con la prima “Marcia per la vita” organizzata in Italia, a Desenzano, dal “Movimento Europeo Difesa Vita” e dall’associazione “Famiglia Domani” (marcia a cui partecipa anche Lorenzo Fontana) che i gruppi pro-life iniziano a presentarsi come tali. Diventano pro-vita, abbandonano i toni istituzionali e iniziano, sul modello americano, le loro aggressive campagne pubblicitarie contro l’aborto, le unioni omosessuali, i libri considerati “pericolosi” per i bambini, chiedono lo status giuridico dell’embrione, attaccano le nascenti famiglie arcobaleno, la fecondazione assistita, l’eutanasia.
Nel 2012 l’imprenditore Toni Brandi, immancabile papillon al collo, fonda l’associazione “Pro Vita”, nel 2013 Jacopo Coghe, pubblicitario, fonda “La manif pour tous Italia”, emanazione dell’associazione francese nata per boicottare (nel 2012) la proposta di legge tra persone dello stesso.
Tra il 2015 e il 2016 Massimo Gandolfini, neurochirurgo bresciano, padre di sette figli tutti adottati, neocatecumentale, organizza a Roma due nuovi Family Day contro “gender” e “unioni civili”, piazze da cui nascerà la sua associazione “Difendiamo i nostri figli”. Nel nostro paese si radica anche “Citizen go”, ramificata sigla ultra cattolica spagnola di estrema destra, che rastrella generose donazioni in tutto il mondo, i cui portavoce è per alcuni anni Filippo Savarese. La stessa “Marcia per la vita”, diventa una sigla a sé stante, la cui presidente è Virginia Coda Nunziante, dirigente del Cnr.
Le organizzazioni si fondono e si scindono, ma sono affratellate da una visione comune, oltranzista e tenacemente omofoba: boicottare l’aborto, i diritti Lgbtq e ogni tipo di apertura alla dimensione non binaria (cioè uomo donna) della vita e dell’amore, ciò che loro chiamano, con disprezzo “ideologia gender”. Sbarcano sui muri delle nostre città elefantiaci cartelloni dove su pance di donne incinte viene impressa la scritta “sono vivo, non uccidermi”, per attaccare le coppie omosessuali con figli, ecco che il neonato viene messo nel carrello della spesa, con tanto di codice a barre, come fosse stato appena comprato, perché “due uomini non fanno una made”. E poi donne insanguinate contro la Ru496, maschi con il fiocco rosa contro la transessualità, e l’ossessione di rappresentare, ovunque, feti di 10/12 settimane, ossia il periodo in cui è garantita per legge l’interruzione di gravidanza nel nostro paese.
È al congresso delle famiglie di Verona, grande sponsor l’allora ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, che il mondo prolife appare, per la prima volta in tutto il suo insieme, mostrando una realtà ormai consolidata. I riferimenti ideologici sono precisi: l’ultra destra americana antiabortista e armata rappresentata da Donald Trump e dal suo spin doctor Steve Bannon, la chiesa russa ortodossa e omofoba, le frange più conservatrici del Vaticano, il clero integralista spagnolo, il gruppo “Ordo Iuris”, potente organizzazione di radicalismo religioso cui si devono le leggi liberticide contro aborto, divorzio e comunità gay di Polonia e Ungheria.
Nel 2017, Neil Datta, segretario dell’European parliamentary forum for sexual and reproductive rights aveva denunciato l’esistenza di un gruppo di lavoro transnazionale e conservatore che aveva messo a punto un documento chiamato “Agenda Europa”.
Un programma (segreto), una crociata che mirava ad abbattere, in ogni stato dell’unione, tutte le leggi sul divorzio, sull’aborto, sulla contraccezione, sulle unioni omosessuali, ripristinando il ruolo della donna unicamente come madre e moglie. Tra i principali estensori del programma Aleksej Komov, che fa parte del congresso mondiale delle famiglie, rappresentante dell’ultra reazionaria chiesa russa, grande amico di “Pro Vita” e del nuovo presidente della Camera Lorenzo Fontana. Insieme a Komov firma “Agenda Europa” Konstantin Malofeev, l’oligarca amico di Putin.
La ramificata galassia dei pro-vita ha poi propri siti di riferimento, da “La nuova bussola quotidiana” a “Basta bugie”, da “Il sussidiario” al “Centro studi Rosario Livatino”, da “Formiche.net” a “Tempi”.
Dopo essere riusciti nel primo governo Conte a far eleggere il leghista Simone Pillon in Senato, autore della famigerata norma sulla “bigenitorialità obbligatoria” nei casi di separazione (provvedimento archiviato) a rappresentare le istante pro-vita in Parlamento ci aveva provato Maria Rachele Ruiu, esponente di “Generazione Famiglia”, “sposa e madre”, così lei si definisce, orgogliosamente contro aborto, contraccezione, diritti omosessuali, carriere alias, Ddl Zan. Data per eletta, è stata poi esclusa per il calcolo dei resti ed è restata fuori dal parlamento.
Dunque questo è l’universo ideologico, catto-oltranzista, cui si rifà oggi una parte della Lega e di Fratelli d’Italia. Celebrato nel film americano “Unplanned”, storia del pentimento di una infermiera che dopo aver lavorato in una cinica per interruzioni di gravidanza, si pente e diventa ferocemente anti-abortista. Con la benedizione di quella frangia di clero tradizionalista che non ha mai accettato leggi come la 194, il fine vita, o le unioni civili.
Paladini (Sentinelli): “Scendiamo in piazza contro questa destra, i diritti sono in pericolo”
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-10-16 19:02:24 ,www.repubblica.it