La Cultura senza confronto – CorrieredelMezzogiorno.it

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Mezzogiorno, 1 dicembre 2021 – 08:23

di Massimiliano Virgilio

notizia di ieri (data in anteprima da questo giornale) l’istituzione di un gruppo di lavoro per le attivit culturali del Comune di Napoli. Di questa task force , coordinata dal direttore del dipartimento di Scienze sociali alla Federico II, Stefano Consiglio, al momento fanno parte sei membri. Nomi autorevoli e di prestigio che assicureranno alla cabina di regia, come l’aveva definita tempo fa il sindaco Manfredi, un solido contributo alla realizzazione di un piano per la cultura organico ed efficace per la citt. Eppure mi sia consentito di esprimere un paio di perplessit che spero possano risultare anche utili riflessioni. La prima: stupisce, dopo tanto dibattere sul tema dell’assessorato alla Cultura, la creazione di un gruppo di lavoro privo di mandato ufficiale e di un doveroso confronto pubblico. Come mai si scelta questa strada? Il primo cittadino in carica ha dichiarato di voler tenere per s la delega alla Cultura, la cosa in s pu essere condivisa o meno, eppure non pu essere discussa la necessit di conferire una mansione di cos vitale importanza attraverso un confronto pubblico con gli elettori e gli operatori culturali.

Non si tratta di una cavillosa questione di metodo, in democrazia forma e sostanza coincidono. Anche perch la Campania gi teatro di un pesante vulnus in materia. Nel primo come nel secondo mandato dell’attuale giunta regionale, infatti, manca un assessore alla cultura legittimato a svolgere tale delicato e spinoso ruolo. O meglio: un assessore ce l’abbiamo ed il presidente Vincenzo De Luca, che ha delegato la dirigente del settore a svolgerne le funzioni, creando un poderoso conflitto tra competenze politiche e tecniche a tutt’oggi irrisolte. Tant’ che al Ravello Festival gli scrittori ostili al presidente non vengono invitati, mentre a Salerno Letteratura il figlio del governatore ospite graditissimo, bench non sia uno scrittore. Probabilmente per trovare un altro luogo che non sia la Campania, dove la cultura gestita in modo altrettanto personalistico, bisognerebbe spostarsi di migliaia di chilometri verso qualche regime dell’Est Europa. Ovviamente sono certo che il sindaco Manfredi non sposi questa visione nemmeno di un decimo, tuttavia sarebbe opportuno chiarire il perimetro del mandato affidato alla sua cabina di regia e quali sono i parametri che guideranno la stesura di un piano culturale per la citt. Bisogner farlo alla luce del sole.


Seconda questione, invece, riguarda la composizione del gruppo di lavoro e le idee che da esso ne scaturiranno. Siamo sicuri che a occuparsi di cultura, a maggior ragione nella nostra contemporaneit fluida e disorganica, debbano essere profili solo o quasi accademici? Accanto agli stimati professori c’ bisogno di altro, poich l’orizzonte culturale di una grande metropoli non finisce laddove si spegne quello universitario. Dove sono gli esperti che arrivano dall’esperienza sul campo? Perch non affiancare agli autorevoli nomi dell’accademia anche i manager culturali, i progettisti, gli animatori di esperienze vive e inclusive, gli intellettuali a servizio del bene comune, gli attori che conoscono le condizioni dei colleghi, e in generale qualche punto di vista anticonformista e meno integrato? In fondo pi probabile che nei prossimi mesi arriveranno frotte di turisti internazionali grazie alla visionariet di Paolo Sorrentino, ai soldi di Netflix e alla buona volont di qualche dirigente della Film Commission , che per specifiche azioni istituzionali di promozione culturale del territorio fin qui assai carenti ma molto utili per distribuire prebende ai soliti politicanti rimasti sprovvisti di seggi e incarichi. Immaginare la cultura a Napoli, come in qualsiasi grande metropoli del nostro presente, implica competenza, coraggio e visione, partendo dal punto fermo della complessit.

1 dicembre 2021 | 08:23

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, 2021-12-01 07:23:03
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