“La dad evidenzia le differenze sociali”, dice la Garante per l’Infanzia

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AGI – “La didattica a distanza ha sicuramente avuto dei pregi e dei vantaggi per alcuni minori, ma in generale ha creato molti danni. Il vantaggio è stato quello di non aver perso completamente le lezioni, ma dall’altro lato questo tipo di didattica ha sottolineato in maniera significativa le differenze sociali e anche quelle regionali”. Lo ha detto Carla Garlatti, Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, illustrando le linee generali della sua attività alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.

“Ci sono alcune zone dell’Italia – ha aggiunto – in cui la Rete non arriva, ci sono alcune famiglie che non possono permettersi un computer. Senza parlare degli spazi, non bisogna dare per scontato che tutti a casa abbiano degli spazi adeguati per concentrarsi sulla scuola”.

Secondo la Garante, la didattica a distanza è stata vantaggiosa solo “per una piccola minoranza, i cosiddetti ritirati sociali, coloro che già prima del fenomeno pandemico si trovavano in questa particolare condizione. Quindi, attraverso la didattica a distanza, sono riusciti a conseguire un diploma. Parliamo – ha specificato – di una evoluzione positiva ma che nasce da una situazione gravemente patologica”.

La maggior parte dei ragazzi “ha patito e patisce – ha concluso Garlatti – la didattica a distanza, dalla quale è conseguito un isolamento sociale. Ci sono bambini che prima non erano problematici e che invece oggi hanno paura di uscire”.

La Garante Garlatti ha, infine, sottolineato come la pandemia abbia favorito anche la dispersione scolastica, “sulla quale – ha detto – è necessario un approfondimento. L’Italia già partiva male, perché negli ultimi 5 anni si è registrata una dispersione scolastica che va dal 14 al 15%, contro una media europea del 10%. Chiaramente il bambino che non ha il computer, che non ha una cameretta dove poter seguire le lezioni o che non ha molta voglia di studiare, non andando a scuola non è correttamente stimolato.

Anche se non ci sono ancora dei numeri, il fenomeno dell’abbandono scolastico c’è, ed è stato registrato. Purtroppo è particolarmente evidente in alcune Regioni di Italia, quelle del Mezzogiorno, bisogna agire presto affinché la scuola diventi più attrattiva”. 

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