La Fed tenta di frenare i rendimenti, dopo il maxipiano per la crescita di Biden

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Ora è il momento giusto. Il congresso Usa ha varato il maxipiano di stimolo da 1.900 miliardi voluto dall’Amministrazione Biden e i primi assegni destinati direttamente alle famiglie – contrariamente a quanto accadrà nell’Unione europea – stanno già arrivando. A marzo, come ogni tre mesi, la Fed fa elaborare, a ciascuno dei componenti del Comitato di politica monetaria (il Fomc) le proiezioni economiche. La riunione di marzo della banca centrale Usa avrà allora il compito di far capire agli investitori quale sia il vero rischio di inflazione negli Stati Uniti.

Prezzi in tensione?

Gli investitori si attendono una fiammata dei prezzi, legata al maxipiano. Le misure di mercato sulle aspettative di inflazione sono chiare: sono tutte in salita ma, in modo non certo consueto nell’ultimo periodo, le misure con un orizzonte temporale più breve hanno raggiunto un livello più elevato rispetto alle altre. Segno che gli operatori si aspettano prezzi in tensione nel medio periodo e successivamente un allentamento delle pressioni.

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LE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE DI MERCATO

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Aspettative oltre il 2%

L’inflation rate swap 5y-5y, che punta al periodo 2026-2031 – i cinque anni che iniziano tra cinque anni – indicano ora il 2%, che coincide con l’obiettivo di inflazione (media, negli Usa), ma i break even a 10 anni indicano il 2,26%, che è una prima soglia di tolleranza della Fed, e i break even a 5 anni puntano al 2,50 per cento. Allo scoppio della pandemia, i tre strumenti finanziari indicavano rispettivamente lo 0,75%, lo 0,50% e lo 0,14 per cento. A inizio gennaio erano tutti vicinissimi al 2%. Il rialzo è evidente.
La Fed tende a usare un’altra misura delle aspettative di inflazione, il Cie, Common index of expectation, che però viene aggiornato ogni tre mesi. Il dato di dicembre non segnala particolari incrementi, ma deve essere considerato “superato” dagli eventi. L’indice della Fed di Cleveland – aggiornato al 12 marzo – punta invece all’1,48% nell’orizzonte temporale dei dieci anni ed è quindi più moderato delle misure di inflazione (sulle quotazioni incide l’aumento del premio al rischio), ma ad aprile e maggio lo stesso indice era all’1,16 per cento.

LA CURVA DEI RENDIMENTI DAL 2020

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Rendimenti in rialzo

L’aumento delle aspettative di inflazione si è soprattutto accompagnato a un deciso rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato, che rappresentano – in quanto considerati risk-free – un punto di riferimento per tutta la struttura dei tassi. A partire dalle durate dei 2-3 anni, si è assistito a un rapido balzo. I dieci anni sono passati dall’1,05% del 25 gennaio – il giorno precedente la precedente riunione del Fomc – all’1,64%; i trentennali dall’1,8% al 2,4%. C’è quindi il rischio che le condizioni finanziarie possano irrigidirsi, contrastando in questo modo gli sforzi della Federal reserve di mantenere un orientamento espansivo.

L’INDICE DELLA FED DI CHICAGO SULLE CONDIZIONI FINANZIARIE

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Condizioni finanziarie stabili

Le condizioni finanziarie calcolate della Fed di Chicago – tenendo conto di più di 100 indicatori diversi – non mostra però particolari tensioni. L’indicatore è rimasto ai livelli molto bassi – ma non bassissimi, in un orizzonte di lungo periodo – raggiunti dopo l’introduzione della politica monetaria pandemica. Segno che la catena di trasmissione non risente (ancora?) del mutato orientamento del mercato. La Fed, quindi, ha la possibilità di intervenire in maniera ponderata e non è costretta a inseguire i mercati.



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