Author: Daniela Vitello
Data : 2025-06-10 16:13:00
Dominio: www.perizona.it
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Marina Conte, mamma di Marco Vannini ucciso a 20 anni nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, è stata ospite di “Un altro pianeta”, il podcast di Hoara Borselli. Il giovane di Cerveteri è stato raggiunto da un colpo di pistola mentre si trovava nel bagno della villetta di Ladispoli della famiglia Ciontoli. Quella sera in casa c’erano tutti. Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare, la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, quest’ultima legata sentimentalmente alla vittima. A premere il grilletto fu Antonio. In base alle indagini svolte, i Ciontoli non chiamarono subito i soccorsi ma persero tempo cercando di nascondere la verità. Le loro bugie e le loro omissioni causarono la morte del ragazzo che avrebbe potuto salvarsi con un intervento tempestivo. Antonio Ciontoli è stato condannato in via definitiva a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale. Martina, la madre e il fratello a 9 anni e 4 mesi in concorso.

La mamma di Marco Vannini: “Per me e mio marito non c’è futuro”
Marina Conte, mamma di Marco Vannini, ha raccontato a Hoara Borselli com’è riuscita a sopravvivere a un simile dolore: “La morte di un figlio è contro natura. Io mi sono avvicinata molto alla fede. Prima non ero così credente. Chiedo sempre al Signore di darmi la forza di poter opporsi a una nuova giornata. La mattina quando apro gli occhi c’è una giornata davanti che non passa mai perché Marco non c’è. Per me e Valerio non c’è futuro. Soprattutto spero di poterlo rivedere un giorno perché altrimenti non capirei il senso di tutto ciò. Se mi concentro dico che su questa terra Marco era di passaggio. Lui era eccessivo per questa terra, stava un passo davanti a tutti. Non lo dico perché sono la mamma ma perché è così. Secondo me ha lasciato un istruzione: lui era un ragazzo innamorato, amore puro, amore vero, si fidava. Invece non bisogna fidarsi. Bisogna amare ma una parte di te deve diffidare. Questa famiglia ha messo avanti i soldi a una vita”.

“i morti vengono accantonate e si pensa a reintegrare gli assassini”
“Ho provato tanta rabbia perché lo potevano salvare – ha ribadito Marina Conte – Non l’hanno fatto e hanno detto un mare di menzogne. La giustizia è arrivata, chiaramente i tempi di quella italiana non sono quelli che vogliamo noi. Però se fossi stato un giudice non avrei dato attenuanti. Secondo me nei casi come quelli della morte di un figlio la pena deve essere certa, non si devono avere sconti di pena e ci si deve ricordare anche delle vittime. Invece una volta che viene fatta giustizia i morti vengono accantonate e si pensa a reintegrare gli assassini”.
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La mamma di Marco Vannini: “Io non mi divertivo ad andare in televisione”
“Quando c’è stata la sentenza, il Ciontoli padre andò a una trasmissione con Leosini, che tra le tante cose è una giornalista che va soltanto in carcere a intervistare i detenuti – ha ricordato la mamma di Marco Vannini – Invece ci fu questa trasmissione due sere di seguito con il Ciontoli. E a noi non ci hanno neanche chiesto di poter partecipare. O mi ricordo pure che ci fu Roberta Petrelluzzi pure, che fa un ‘Giorno in pretura’ su Rai3, che fece una lettera aperta a Martina Ciontoli. Pure Selvaggia Lucarelli diceva che non stava contro la famiglia Vannini, però comunque i ragazzi erano due poverini che erano vittime del papà e fece l’intervista sia a Federico su Facebook che pure al Ciontoli, loro che hanno sempre detto che soltanto io andavo in televisione, nei salotti, mi piaceva andare in questi salotti… Ma io non mi divertivo ad andare in questi salotti”.
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“La nostra non è più vita, è solo sopravvivenza. Siamo morti con Marco”
Marina Conte e il marito sono condannati all’ergastolo di una vita senza il figlio: “Per noi non c’è fine pena. Fino a che vivremo, dovremo convivere con questo dolore. Questo dolore c’è anche di notte, io mi sveglio e penso a Marco. Noi siamo morti con lui. Mi chiedo sempre: perché a noi? Forse perché questi dolori arrivano alle persone più forti? Allora dico: Ok, va bene, diciamo che siamo forti. Sono forte perché ho lottato come una leonessa, però dentro il mio cuore – con la morte di Marco – non c’è più. Non è più vita, è solo sopravvivenza. Non si può seppellire un figlio, è un figlio che deve seppellire i genitori. Loro hanno rovinato la vita a mio figlio e a noi e non verrebbero neanche davanti a noi a chiedere perdono. Queste persone sono cattive dentro perché hanno continuato a ferirci. Non voglio confronti con loro”.
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Daniela Vitello , 2025-06-10 16:13:00 ,