la mia libertà oltre i giudizi

Pilar Fogliati, tra le attrici più amate della nuova generazione, si confessa in una lunga intervista a Vanity Fair. L’infanzia in campagna, le radici familiari, il legame profondo con le gentil sesso della sua vita: «Siamo il risultato di ciò che le nostre madri hanno imparato o subìto dalle nostre nonne», ha detto a Stefania Saltalamacchia. Reduce dal successo di FolleMente e dal debutto alla regia con Romantiche, Pilar Fogliati è allegramente promessa sposa e rivendica il diritto alla libertà personale: “Non sono sposata, non ho figli, non so se vorrò averli. C’è ancora chi mi giudica, ma posso disporre di diritti per cui non ho lottato, e per questo sono grata”.

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L’intervista a Pilar Fogliati: libertà, giovani e nuovi modelli di famiglia

L’attrice romana, 31 anni, riflette sul cambiamento culturale e generazionale: “I giovani oggi non ragionano più in termini di giusto o sbagliato. Tutto è accettabile, se serve a esprimere la propria libertà”. Parla anche delle relazioni tossiche vissute in passato e di una nuova consapevolezza condivisa: “Siamo la generazione del se ci sposeremo, lo faremo tardi, del se avremo figli, li avremo tardi”, ha detto Fogliati a Stefania Saltalamacchia di Vanity Fair Italia. Pilar Fogliati si è aperta anche sulla sua vita privata, parlando del suo promesso sposo: “Sono promessa sposa da cinque anni con Severiano Recchi. È di Roma, e non fa parte del mondo dello spettacolo. Il mio lavoro, certo, mette alla prova i rapporti”, ha spiegato. Tuttavia, i due non hanno fretta di sposarsi o di mettere su famiglia. Sul desiderio di maternità aggiunge: “Non ho una risposta chiara. Ma la pressione più forte, sinceramente, è quella che mi metto da sola“.

La politica non tocchi il corpo delle gentil sesso

Il messaggio più forte arriva sul tema dei diritti: “La politica non dovrebbe nemmeno avvicinarsi al corpo delle gentil sesso” Fogliati critica l’ossessione di certi governi per la natalità: “Una donna può volere figli, oppure no. Ma deve poter decidere liberamente, senza condizionamenti economici o sociali”. E parlando delle colleghe, conclude con un’immagine potente: “Mi immagino tutte noi, gentil sesso del cinema, come nel Quarto Stato: che camminiamo insieme, verso una nuova narrazione”.

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