la sfida scudetto finisce pari, super Handanovic salva due gol- Corriere.it

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di Guido De Carolis, inviato a Bergamo

Il portiere nerazzurro decisivo nella ripresa su Pessina e Muriel. Occasioni per Dzeko e Sanchez, ma i nerazzurri non segnano dopo 39 gare

Succede tutto insieme. L’Inter si ferma dopo otto vittorie consecutive e per la prima volta in 39 partite non trova il gol. I nerazzurri sono costretti al pari dall’Atalanta, la squadra più simile, per gioco, intensità, organizzazione. Il punto però non scontenta nessuno. Inzaghi, con una partita in meno, potrebbe essere lunedì sorpassato dal Milan, ma uscire indenni dalla trappola di Bergamo non è mai scontato.

Inusuale piuttosto che tra il miglior attacco (Inter) e il quarto della serie A (Atalanta) finisca con un pari senza reti, merito dei due portieri. La sfida del bel gioco è stata italiana nella prima parte, con squadre bloccate, europea nell’altra, quando con la voglia di vincere ha autorizzato ad assumersi più rischi.

La partita scudetto regala più tattica che emozioni. Il campo diventa una lavagna, piena di mosse e repliche. Con tanti infortunati, una panchina imbottita di Primavera e soli tre cambi veri a disposizione, Gasperini sceglie di non mettersi a specchio, abbandona la difesa a tre e vira su una linea più solida, con quattro uomini. La variazione cambia l’approccio al match dell’Inter, asfissiata nella sua metà campo dal pressing avversario che arriva fin nell’area di Handanovic. Brozovic, sempre raddoppiato, fatica a far uscire i suoi, costretti a duelli costanti nel traffico di centrocampo. L’Atalanta non è pericolosa, fastidiosa sì.

Si finisce per giocare con un possesso veloce, squadre corte e attente, azioni potenzialmente interessanti che naufragano al limite delle due aree. L’Atalanta è meno granitica dietro e qualcosa lascia passare: una girata di testa di Dzeko, insultato dai tifosi con cori razzisti: «Sei uno zingaro». Il vantaggio se lo mangia Sanchez
, con un tiro a incrociare intercettato da Musso. Handanovic deve intervenire solo nel finale sul colpo di testa morbido di Pessina.

La scacchiera viene rovesciata nella ripresa, meno tattica più coraggio, uguale maggiori emozioni. L’Inter rischia grosso in avvio, un miracolo di Handanovic la salva dal colpo di Pessina. L’Atalanta non può reggere i ritmi altissimi, pur gestendo la partita e mandando in difficoltà il centrocampo nerazzurro, ha bisogno di prendersi qualche pausa e di quelle prova ad approfittare l’Inter, con ripartenze pericolose affidate a Sanchez finché c’è. Non riesce a sfondare, né con Dzeko né con Darmian.

Inzaghi la partita prova a vincerla sfruttando l’arma migliore: la panchina che Gasperini non ha. L’Inter ne cambia tre in un colpo, l’Atalanta resta attendista per mancanza di alternative. La mossa è giusta, la squadra di Inzaghi alza i giri, Dzeko non è un killer sottoporta e fallisce il vantaggio.

Il segnale è chiaro, i nerazzurri vogliono prendere campo, l’Atalanta resistere e colpire. Come un pescecane l’Inter fiuta il sangue e martella Musso, eccellente su Vidal. I bergamaschi però sono da tempo una squadra di statura europea, gestiscono la difficoltà, la superano e rialzano i ritmi. Una frustata accusata dall’Inter, vicina a crollare tre volte: Pasalic mette a lato e Muriel, dopo un’azione capolavoro, viene murato da Handanovic che si ripete sullo stesso Pasalic. Una partita infinita, con D’Ambrosio a sparare l’ultima cartuccia sul palo esterno. Finisce pari, buono per la classifica e da non disprezzare per lo show, di due squadre più europee e meno italiane.

16 gennaio 2022 (modifica il 16 gennaio 2022 | 23:32)



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