l’esposizione in gravidanza ha effetti simili al fumo passivo | Wired Italia

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Le donne esposte all’ingerimento delle sostanze chimiche artificiali altamente resistenti e nocive per la salute umana chiamate Pfas, cioè composti poli e perfluoroalchilici, hanno più alte probabilità di mettere al mondo neonati sottopeso, che avranno poi problemi di obesità e un alto indice di massa corporea nei primi anni di età e nell’adolescenza. Un effetto simile a quello derivato dall’esposizione al tabacco durante la gravidanza.

A rivelarlo è un nuovo studio della Brown University, negli Stati Uniti, condotto da 18 ricercatori e ricercatrici e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental health perspetives. Nella loro analisi sono stati usati i dati di 1.391 coppie di madri e figli monitorate tra il 1999 e il 2019. In circa il 20% dei casi è stata trovata una correlazione tra l’esposizione ai Pfas delle madri e l’obesità nei minori, a prescindere dal sesso.

Lo studio

La ricerca ha seguito i passi di altri studi sul tema che avevano dimostrato la correlazione tra i Pfas e le nascite sottopeso e la presenza di Pfas nei cordoni ombelicali di 30 mila campioni analizzati. Altre ricerche avevano anche già evidenziato collegamenti tra i Pfas e l’obesità infantile, ma lo studio della Brown risulta più definitivo, in quanto condotto su un campione più ampio, un periodo temporale più lungo e livelli di esposizione più vasti.

Come nel caso dell’esposizione al fumo di tabacco, i minori che nascono sottopeso a causa dell’esposizione ai Pfas registrano una maggiore adiposità e un rapido aumento di peso nell’infanzia, ma non riescono a recuperare l’altezza. L’aumento di peso, inoltre, avviene in maniera più rapida rispetto a chi nasce con un peso normale.

Anche se il motivo per cui i Pfas conducono a questi problemi non è ancora stato stabilito con certezza, i ricercatori sospettano che queste sostanze chimiche vadano a influenzare la metilazione del Dna, cioè il modo in cui il corpo produce le cellule. Durante lo sviluppo prenatale, la metilazione è responsabile dello sviluppo futuro dell’organismo e per questo ogni sua variazione determina cambiamenti nel corpo umano.

Un rischio diffuso

In particolare, nel corso della ricerca, è stato evidenziato come l’esposizione ai Pfas vada a modificare il modo in cui il corpo metabolizza l’energia dalla nascita fino ai 12 anni, andando probabilmente a influenzare la crescita. Fortunatamente, secondo gli scienziati, questi effetti possono essere mitigati durante l’adolescenza e l’età adulta tramite un regolare esercizio fisico, ma per le madri è sempre più difficile evitare l’esposizione ai Pfas perché diffusi ormai praticamente dappertutto.

Come riporta il Guardian, queste sostanze sono presenti in circa il 98% degli statunitensi ed essendo difficilmente smaltibili, per questo vengono chiamate anche sostanze eterne, possono intaccare i feti anche a distanza di molti anni. Un problema che è molto lontano da essere unicamente statunitense, ma riguarda tutto il mondo e anche l’Italia, dove i Pfas sono stati trovati nelle acque potabili di circa cento comuni della Lombardia e, in percentuali anche più alte, in Veneto.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-06-08 14:48:04 ,

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