L’Italia pedala sempre di più, ma servono più infrastrutture e sinergie

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Dal dolore una lezione: si può rinascere pedalando. La crisi pandemica, che ci ha costretto a mesi in abitazione e a ripensare alla fragilità dei nostri tempi, insieme alla crisi climatica, che ci obbliga a ripensare a come salvaguardare la salute del Pianeta, sono tutt’oggi piene di difficoltà ma stanno anche contribuendo a una nuova coscienza del mondo delle biciclette.

Dalla mobilità urbana al cicloturismo, da mezzo per semplici spostamenti a occasione di divertimento per sport e avventure, la bicicletta in Italia dopo il Covid sta vivendo una seconda vita. Solo nel 2020, sono state vendute anche grazie agli incentivi, due milioni di biciclette di cui buona parte (il 14%) e-bike, le bici elettrica a pedalata assistita che permettono a tutti di spostarsi su vari percorsi e che stanno vivendo un vero e proprio boom (quasi 160mila quelle già acquistate finora nel 2021).
 

Il cicloturismo in cifre

Da queste basi, dall’amore per la bicicletta, e per le opportunità che offre, soprattutto in chiave turistica ma anche per una mobilità più sostenibile, è iniziata a Bari al teatro Kursaal Santa Lucia una due giorni chiamata “Puglia Bike Forum”, un confronto fra operatori regionali e nazionali nel settore, nata anche per capire come sviluppare in Puglia (e non solo) il cicloturismo. Il settore sta vivendo un ottima crescita e lo scorso anno ha coinvolto (dati Insart) 4,7 milioni di italiani generando una spesa di oltre 4 miliardi di euro.
 

Non solo, come ha raccontato durante il forum Sebastiano Venneri, responsabile del turismo di Legambiente, ragionare in termini di cicloturismo oggi porta benefici per i territori, l’ambiente, l’economia.

Un cicloturista permane più notti (10 in media) di un turista classico, spende di più (940 euro pro capite), non inquina usando l’auto e va alla scoperta di zone dell’Italia in grado di offrire, oltre alle bellezze, nuove  emozioni. Secondo i dati Insart presentati da Venneri per esempio sempre più cicloturisti stanno pedalando in Calabria, ma anche Umbria, Abruzzo e altre regioni “nuove” rispetto alle già rinomate Trentino Alto Adige e Veneto, fra le mecche del turismo su due ruote.
 

I ritardi delle ciclovie d’Italia

Il problema è che l’Italia è ancora carente come infrastrutture, dalle ciclabili sino ai servizi offerti per esempio per la ricarica di e-bike. “Questa foto – spiega Venneri mentre mostra politici intenti a firmare un documento – si riferisce all’intesa del 2016 per i finanziamenti e la realizzazione della Rete delle Ciclovie. Sono passati cinque anni e la maggior parte dei percorsi non è ancora completata“.

In Europa un business da 500 miliardi di euro

È una questione che vale per varie zone d’Italia: aumenta la voglia e la necessità di percorre chilometri sulla bici, ma i chilometri di pista “ciclabili e sicuri sono ancora troppo pochi” chiosa Sebastiano Venneri. Eppure, sostiene Gianluca Santilli, presidente dell’Osservatorio Bikeconomy intervenuto al Forum, il mondo della bici solo in Europa è in grado di creare un giro d’affari di 500 miliardi di euro “cifra che dovrebbe invogliarci a crescere in questo settore”.
 

La rivoluzione dal basso nel frattempo sta partendo pian piano dai territori. Vive della spinta di Comuni o regioni che “hanno capito l’importanza della bicicletta oggi, in grado di generare economia, salute, accessibilità, felicità e aiutare l’ambiente” dice Santilli. 

In Toscana pedalano gli hotel

Oltre ai già rodati circuiti del nord d’Italia, sono diverse le regioni che oggi stanno sperimentando i benefici dell’economia della bici. In Toscana per esempio diversi hotel, anche di lusso, hanno sposato la filosofia legata agli hub, per la promozione e il lancio della possibilità all’interno delle strutture di utilizzare sempre più e-bike, oggi diventate l’oggetto – per poter percorre sentieri ad hoc lungo le colline e le campagne – del motivo del soggiorno e della richiesta turistica.

Puglia: in bici tutto l’anno

Anche la Puglia, riunita nel “Puglia Bike Forum”, sembra essere sempre più interessata al fenomeno bicicletta, che in un territorio dal clima mite potrebbe aprire le porte al cicloturismo “tutto l’anno” permettendo di puntare “più sulla qualità che sulla quantità” in termini turistici, ricordano i rappresentanti delle istituzioni, dal sindaco di Bari Antonio Decaro al direttore di Puglia Promozione Luca Scandale.

La terra del “sole e del vento” punta dunque, anche con fondi del Pnrr, a rilanciare le due ruote per garantire infrastrutture e percorsi – quelli che oggi sono solo in stato embrionale – e offrire un turismo en plein air differente da quello puramente legato a mare e  coste, che includa bicicletta, enogastronomia e cultura.
 

Per poterci riuscire però, come ha ricordato durante il Forum Pierfelice Rosato, professore di Economia dell’Università di Bari, serve una strategia che permetta di “governare e mettere a sistema quello che già esiste”, in poche parole creare un network regionale dove mettere in connessione operatori turistici, guide, strutture ricettive e via dicendo, il tutto concentrandosi sulla formazione e le competenze, dato che il cicloturista è oggi “molto esigente”.

Olanda in sella: così il Paese ha cominciato a pedalare

Nell’Italia che prova a ripartire dalla bici e a costruire – in attesa di un miglioramento effettivo dei percorsi e delle infrastrutture – un nuovo mondo basato su mobilità sostenibile e turismo green, è fondamentale anche andare a lezione. Chi in Europa ha fatto scuola per l’uso delle biciclette è l’Olanda. Aart Heering, membro dell’Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia, dal palco del Kursaal ricorda quanto accaduto nel suo Paese nel 1974: “Allora ci fu la crisi del petrolio che portò a un cambiamento della mobilità. Ci accorgemmo che un’altra strada, quella delle bici, era possibile: oggi ci sono più biciclette che olandesi, il primo ministro va al lavoro pedalando e la maggior parte dei cittadini si muovono sulle due ruote. Io vivo in Italia, a Roma, e mi sto accorgendo come piano piano le bici stanno crescendo, ma ancora non è entrata nella mente delle persone questa possibilità di mobilità. Va stimolata: servono più ciclabili, più parcheggi per le bici, più sicurezza per chi pedala e soprattutto più educazione alla bicicletta, a partire dalle scuole”.

Una ricetta pregiata che necessita di sempre più sforzi per trovare e finanziare quegli ingredienti utili all’Italia per diventare in futuro, perché no,  il nuovo Paese delle biciclette.



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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2021-11-20 07:40:38 ,
www.repubblica.it

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