Lo chiamavano Garellik, l’inimitabile cubista che parava senza mani – Calcio

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TORINO. Era un portiere cubista, sembrava un errore d’ortografia del calcio, un bizzarro esercizio di stile della natura. Claudio Garella era il gorilla albino, lo sgraziato calabrone che non potrebbe volare e invece. “Il mio stile è stato non averlo” ci raccontò un giorno, dopo un incontro con i bambini della scuola elementare di San Mauro Torinese, dove Claudio abitava.



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