“Lo dico in modo poco elegante…”. Il durissimo sfogo di Crosetto

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Il Made in Italy sta morendo? Sicuramente non è in buone condizioni di salute e le attuali vicissitudini non contribuiscono a migliorarne lo stato. L’impennata esponenziale del costo delle materie prime e dell’energia sono stati l’ultimo colpo, in ordine cronologico, a un settore che da anni arranca e annaspa con pochi aiuti da parte delle istituzioni. L’elevata concorrenza sul mercato e la crisi economica hanno contribuito nel tempo a indebolire un settore che da sempre è il fiore all’occhiello della nostra produzione. L’esperienza nelle lavorazioni, la qualità del lavoro finisco e la scelta delle migliori materie prime negli anni hanno fatto crescere la percezione positiva della manifattura italiana nel mondo ma ora le eccellenze del nostro Paese rischiano il tracollo.

Lo dice senza mezzi termini anche Guido Crosetto, imprenditore e co-inventore di Fratelli d’Italia, che dal suo profilo Twitter ha fatto un’analisi realistica di quanto sta accadendo in Italia. “Lo dico in modo poco elegante: Vi siete resi conto che una parte della manifattura italiana migliore, anche quella che esporta oltre il 90% del fatturato, rischia di morire (non essere indebolita, morire) per il problema costo energia, materie prime, trasporti, forniture?“, ha dichiarato Crosetto. Il suo messaggio ha raccolto ampi consensi da parte degli utenti. Tra loro c’è anche chi ci sottolinea che questa grave situazione non vada a colpire solamente l’aspetto economico della questione, viste le enormi perdite derivanti dalla crisi, ma anche l’aspetto culturale del nostro Paese: “Qualcuno si rende conto che si perdono anche capacità artigianali difficilmente recuperabili? Il danno non è solo economico, è culturale. La cultura è il saper fare tramandato nelle generazioni“.

Tutti questi fattori contribuiscono a indebolire il tessuto economico e sociale dell’Italia. L’aumento del costo dell’energia è il problema più gravoso, la cui incidenza nei bilanci rischia di rompere i fragili equilibri che garantiscono il funzionamento delle imprese. Se le imprese non riusciranno a fronteggiare gli incrementi nel costo dell’energia, il rischio che si corre è quello di una riduzione nella produzione, con conseguente necessità per le imprese di ricorrere alla cassa integrazione e ai licenziamenti. Tantissime imprese rischiano la chiusura, altre ricorrono alle delocalizzazioni. Tutto questo a discapito della produzione italiana, che sta vivendo una crisi straordinaria che ha pochi precedenti nella storia moderna.





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