L’Ue ha adottato il regolamento del Recovery. Ora tocca agli Stati 

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AGI –  L’occasione era così importante per l’Unione europea che il premier portoghese, Antonio Costa, attuale presidente del Consiglio Ue, ha voluto essere fisicamente a Bruxelles per firmare, assieme al presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, il regolamento per il Recovery fund. Era stato approvato dal Parlamento mercoledì scorso. Con loro alla cerimonia anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. “Noi la nostra parte l’abbiamo fatta, ora gli Stati membri devono affrettarsi a ratificare le decisioni sulle risorse proprie”, hanno detto i leader Ue. Senza di ciò, non si potrà andare sul mercato per chiedere i fondi da ridistribuire poi tra i Ventisette.

“Ci aspettiamo che lo facciano tutti entro fine marzo o inizio aprile”, ha affermato Costa. “Abbiamo firmato questo regolamento, ora possiamo tutti presentare formalmente alla Commissione i piani nazionali; alcuni Paesi hanno già inviato un primo progetto, noi l’abbiamo fatto ad ottobre”, ha spiegato il presidente del Consiglio Ue riferendosi al suo Paese. L’obiettivo è fare in modo che “i primi Stati membri che riusciranno a concludere il negoziato con la Commissione possano avere i fondi possibilmente all’inizio dell’estate”. 

“Con il Next Generation Eu, per la prima volta con le riforme arrivano anche gli investimenti”, ha detto la presidente Von der Leyen. Al momento, ha proseguito, “abbiamo 19 Stati che stanno scambiando informazioni” con la Commissione europea in merito ai piani nazionali “ma stiamo parlando di un lavoro enorme con soldi che valgono quota di Pil a due cifre per molti Stati membri. Entro metà dell’anno dovremmo essere in grado di erogare i primi fondi, ossia la quota del 13%”, ha annunciato.

Finora però solo sei Stati hanno ratificato la decisione sulle risorse proprie, tra cui Francia e Slovenia. Il regolamento dovrebbe entrare in vigore il 19 febbraio. Da quella data gli Stati potranno formalmente presentare i loro piani nazionali da sottoporre alla Commissione (e poi al Consiglio) per la valutazione e l’approvazione. Le linee di Bruxelles sono chiare: non solo investimenti ma anche riforme. Soprattutto riforme.

“Per darvi un’idea dei diversi argomenti su cui stiamo lavorando con gli Stati, le riforme vanno dalla sostenibilità delle finanze pubbliche al mercato del lavoro” ma “ci sono anche riforme fiscali, regole di sicurezza sociale e sugli appalti pubblici”, quindi “c’è una grande varietà” di interventi, ha precisato von der Leyen.   “Normalmente, in momenti difficili per l’economia si sente il bisogno di riforme, ma c’è carenza di investimenti. Questa volta non andrà così, le riforme necessarie si possono fare affiancate dagli investimenti”, ha fatto notare. 

“Siamo molto contenti di vedere che gli Stati membri stiano includendo i sette interventi bandiera che la Commissione ha suggerito”, con “un forte focus sulle transizioni verde e digitale, ma anche in campo sociale, dell’educazione e delle competenze”. “Se investiamo nel digitale, dobbiamo anche elevare le competenze della forza lavoro in questo campo”, ha detto la numero uno della Commissione. “È un’opportunità unica non solo per riprendersi dalla crisi, ma anche per uscirne più forti”.

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