Il capo del Movimento dopo il ritiro di Berlusconi dalla corsa: troppo rischioso spostare l’ex capo della Bce da Palazzo Chigi. Schermaglie e sfide incrociate. Grillo non pone veti
A fine giornata,dopo il passo indietro di Berlusconi e mentre il pallottoliere M5S sembrava spostarsi deciso verso il sostegno a Draghi per il Quirinale, Giuseppe Conte segna un punto a suo favore: la linea che esce dal vertice del centrodestra — l’ex capo della Bce rimanga a Palazzo Chigi — anche la sua. Una linea che per sembra andare nella direzione opposta a quella di buona parte dei suoi parlamentari (sondati a taccuini chiusi), sostenitori di un presidente che garantisca di arrivare a fine legislatura, cio appunto Draghi. Sono soddisfatto per il ritiro di Berlusconi— commenta Conte —. Che si aggiunge all’ulteriore soddisfazione per il fatto che adesso tutti si stanno lentamente rendendo conto che non possiamo permetterci di interrompere l’azione del governo di unit nazionale e sostituire Draghi a Chigi. Sarebbe alto infatti il rischio di bloccare il Paese con una crisi di governo difficilmente risolvibile.
L’ex premier convinto che questo cambio di scenario sia stato sancito anche dal suo incontro con Salvini, con il quale fa sapere di aver concordato di arrivare a un nome terzo rispetto a Draghi. Uno scenario diverso rispetto a quanto raccontano i parlamentari non in linea con il loro capo. Ha presente il wrestling? Ecco, la metafora perfetta, commenta un deputato pentastellato (d’esperienza) mentre filtrano i nomi di sfilze di candidati e veline con guerre di posizione. Ma questa battuta, forse, racconta lo scenario interno: La guerra in corso c’, ma una roba di cazzotti apparenti. La verit che l’unico ingrediente in grado di tenere insieme tanti nostri parlamentari un nome che garantisca di arrivare al 2023. E questo profilo ce l’ha Draghi.
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La battaglia interna al M5S, insomma, si starebbe giocando sulla trattativa per gli assetti dell’ipotetico governo del dopo: quanto peseranno i 5 Stelle? Chi andr dove? Nelle ultime ore, pur travolto dall’inchiesta Moby, nelle chat dei parlamentari ribalzata anche la linea di Beppe Grillo: Non dir una parola, lasciando per pi che aperta la strada dell’attuale premier verso il Colle. L’ennesima cabina di regia guidata da Conte, prima del ritiro di Berlusconi, si era chiusa senza una posizione chiara. E tutto mentre continuavano a filtrare candidati d’interdizione attribuiti al leader pentastellato, tipo: Andrea Riccardi, Filippo Patroni Griffi, Paola Severino. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che controlla buona parte dei 230 parlamentari, ancora una volta ha tenuto una posizione di basso profilo. Impossibile strappargli una dichiarazione: silente, continua a tessere la sua tela pro Draghi. Tra gli obiettivi di Di Maio c’ s la stabilit, ma anche rimanere alla Farnesina. Intanto, oggi, Conte vedr gli alleati Letta e Speranza. I rischi, quando verr indicato il candidato, riguardano ancora una volta la tenuta dei gruppi. Troppe le anime da mettere d’accordo. Il gruppo di ortodossi che fa capo al presidente della Camera Roberto Fico sembra ben orientato su Draghi. Ma c’ anche l’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro, accusato di aver trattato con Salvini un pacchetto di voti per Giulio Tremonti. Fraccaro smentisce, minaccia querele, ma precisa: No a Draghi. E c’, infine, la pattuglia di una ventina tra deputati e senatori, tra cui Primo Di Nicola e Danilo Toninelli che tifa per il bis di Mattarella.
22 gennaio 2022 (modifica il 22 gennaio 2022 | 22:14)
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Claudio Bozza , 2022-01-22 22:37:08
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