TORINO – Da grande farà questo: aiutare i giovani calciatori a diventare buoni professionisti, a non perdersi, a camminare in un mondo in cui molti finiscono fuori strada. Claudio Marchisio si è scelto il mestiere: ha fondato un’agenzia di gestione di calciatori assieme al socio Alessandro Tocci che, avendo la licenza da procuratore sportivo, si occuperà direttamente di contratti e trattative, mentre l’ex centrocampista della Juventus seguirà i suoi clienti sotto tutti gli altri aspetti, mettendo a disposizione la sua esperienza maturata in campo ma poi anche dietro la scrivania (insieme a Chiellini è azionista di Mate, un’agenzia di comunicazione) e davanti alle telecamere, visto il suo ruolo di opinionista per la Rai ( commentando gli azzurri, “vinse” l’Europeo 2021) prima e per Prime adesso.
«Quando smisi, molti colleghi mi dissero: quando comincerai a vedere partite, ti verrà la voglia di diventare allenatore, mestiere che non avevo mai preso in considerazione. E invece mi sono accorto che ogni volta che andavo a vedere una gara la mia attenzione si concentrava sul singolo calciatore, su come stesse crescendo, non sulla tattica delle squadre. Neanche la carriera di dirigente mi hai intrigato, perché alla fine dipendi dagli altri: mi piaceva l’idea di avere un’attività mia, da gestire secondo la mia sensibilità».
L’agenzia di Marchisio e Tocci, anche lui chierese, si chiama Circum, «perché è un cerchio che si chiude: ricomincio dai ragazzi». La società ha in ogni caso nel catalogo già una vedette, il tedesco Loris Karius, la cui carriera è stata segnata dalla terrificante finale di Champions del 2018, quando lui era il portiere del Liverpool e ne combinò di tutti i colori: da quello stigma non si è più ripreso del tutto ma a giugno scade il suo contratto con il Newcastle e la sua priorità è venire in Italia, dove vivono la sua fidanzata, Diletta Leotta, e la loro figlia Aria.
Gli altri sono invece tutti ragazzi, dal ventenne Dell’Erba, italo-tedesco del Bayern, all’interista Stante, dal romanista Reale allo juventino Corigliano, 15 anni come il granata Ramondetti, capitano dell’Under 15 del Toro. Gli agenti possono far firmare una procura ai ragazzi a partire dal sedicesimo anno di età (vale a dire da quando si può sottoscrivere il primo contratto da professionisti), ma il lavoro di un buon procuratore (anzi, di un buon “affiancatore”, come Marchisio stesso si definisce) comincia prima.
«Ormai i ragazzi già a 14 anni hanno pressioni incredibili, ben superiori a quelli che c’erano ai miei tempi, anche se hanno il vantaggio di esserci nati, in quel contesto. Io lavoro per togliergli un po’ di quell’ansia, a loro e soprattutto alle loro famiglie. Ad esempio, non parlo mai con un ragazzo alla fine di una partita, quando ha già addosso l’adrenalina e le parole di allenatore e genitori. Lo faccio il giorno dopo, a mente fredda: il lunedì lo passo al telefono. D’altronde mi sento più portato per la critica ragionata. Quando ho cominciato a lavorare in tv mi hanno chiesto se volessi affiancare il telecronista o fare l’opinionista e ho scelto la seconda delle due, perché il commento a caldo non fa per me».
Marchisio sta girando l’Europa, battendo i campi dove giocano i ragazzi e dove la concorrenza delle grandi agenzie di procuratori è spietata. Ma spesso sgattaiola anche in periferie. «La storia di Gatti insegna che il talento lo puoi scovare ovunque. Guardando e riguardando partite dei campionati giovanili mi sto rendendo conto che non è il talento puro a mancare: di talenti in Italia ce ne sono tanti, ma vanno seguiti e bisogna costruirgli una struttura attorno. All’estero i ragazzi sono più indipendenti, i nostri invece più attaccati alla famiglia, ma la vera differenza la fanno il ritmo e l’intensità degli allenamenti, che in Italia sono più lunghi ma più blandi e troppo tattici».
Di Marchisio le famiglie si fidano. E i ragazzini ne restano affascinati: sul campo si è guadagnato una credibilità che adesso può spendere. «Spesso parlo dei miei errori e li metto a confronto con i loro. È un altro modo per alleviare quell’ansia che li insidia e che insidia i genitori appena c’è un intoppo nella carriera, come ad esempio una mancata convocazione in nazionale. La strada è lunga».
D’altronde, Marchisio sta facendo esperienza sulla stessa pelle: i suoi due figli, Davide e Leonardo, sono calciatori in erba, ovviamente della Juventus. Davide è già stato convocato in azzurro (under 15) e papà Claudio, parlando più con gli occhi che con le parole, fa capire che quel ragazzo gli somiglia (è una mezzala da inserimento, cosa sennò) e che gli pare proprio bravino. Chissà se il procuratore Marchisio pensa lo stesso.