Anomalie termiche su tutto il mar Mediterraneo. È questo l’allarme lanciato dall’Agenzia spaziale europea (Esa) e dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e lo sviluppo sostenibile (Enea), in base alle ultime rilevazioni effettuate nell’ambito del progetto CareHeat, per il controllo delle ondate di calore nei mari. Secondo i due enti, le temperature del Mediterraneo si sono innalzate di circa 4 gradi rispetto alla media del periodo compreso tra il 1985 e il 2005, con picchi di oltre 23 gradi.
Una situazione del genere non si vedeva dal 2003, quando le ondate di calore eccezionali perdurarono per 48 giorni tra luglio e agosto. Secondo il Centro Mediterraneo sul cambiamento climatico furono “gli eventi più gravi, duraturi ed ecologicamente devastanti mai registrati” nella zona e ora si stanno ripetendo.
Sono gli effetti del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale prodotto dall’uomo, che rendono eventi atmosferici estremi sempre più frequenti e duraturi. In diretto pericolo si trovano molti preziosi macro invertebrati, come gorgonie e spugne, morte in massa nel 2003, che svolgono una funzione fondamentale per mantenere intatti gli ecosistemi marini. Indirettamente in pericolo di trovano le specie più grandi e anche gli esseri umani.
Le temperature estreme, “ben al di sopra della media”, hanno cominciato a essere rilevate fin da inizio maggio, con un andamento molto più simile a quello tipico del mese di agosto. Le massime sono state rilevate nel mar Ligure e nel golfo di Taranto, con un aumento di 5 gradi al di sopra della media del periodo.
“Capire cosa stia esattamente accadendo al clima attuale, sta diventando sempre più importante perché i cambiamenti climatici hanno incominciato a influenzare concretamente la vita quotidiana e le attività economiche, fino alle singole persone, basti pensare all’aumentare delle migrazioni”, ha sottolineato Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio modellistica climatica e impatti dell’Enea. E ha aggiunto: “Pertanto è opportuno definire quantitativamente questi fenomeni per comprenderne le cause e prevederne gli sviluppi, concentrandosi sugli oceani che coprono circa il 70% della superficie terrestre, al fine di pianificare e gestire i servizi ecosistemici e lo sviluppo sostenibile”.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-06-30 16:13:43 ,