Meloni e Salvini si devono parlare per la mia ricandidatura- Corriere.it

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di Paola Di Caro

In Sicilia coalizione spaccata sul governatore. Il presidente uscente: «Ma io so giocare a scacchi»

Non teme nessuna «mossa del cavallo», quella evocata contro di lui da Gianfranco Miccichè in una presunta telefonata con Silvio Berlusconi: «Ma figuriamoci. Fu inventata nel lontano ‘600 da Pietro Carrera, nato a Militello in Val di Catania, come me e Pippo Baudo: nel gioco degli scacchi io le mosse le conosco…». Resta calmo e determinatissimo Nello Musumeci, presidente della Sicilia, l’uomo attorno a cui si sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi nel centrodestra (ieri tra l’altro, per la quarta volta, il governo regionale è stato sconfitto all’Ars nel voto segreto durante l’esame della legge di Stabilità).

Quanto le liti riguardino proprio lui o quanto sia vittima di una lotta di potere tra i leader, ancora non è chiaro. Una cosa è certa: se Miccichè lo dice violentemente (in un’intervista alla Stampa ha dato dei «fascisti» a lui e praticamente a tutto FdI), ai vertici di FI e Lega lo si sostiene dietro le quinte: ad oggi, non può essere dato l’okay alla sua ricandidatura a presidente della Regione. Che invece il partito della Meloni pretende.

«Io credo che Meloni e Salvini debbano sentirsi, parlarsi, e in mezz’ora si risolve tutto… Il tema non è locale ma nazionale, loro devono decidere», dice Musumeci, convinto che Berlusconi non sia affatto un suo nemico, piuttosto un mediatore. E Miccichè? «Non mi ha chiamato, ma non è un problema. Oggi eravamo in Aula assieme. Mica bisogna essere amici per fare politica dalla stessa parte». Però le posizioni restano ancora molto distanti, nonostante il centrodestra abbia alla fine, faticosamente, raggiunto l’intesa su Palermo (che manca invece a Verona, Viterbo, Catanzaro): tutti con Roberto Lagalla — ex assessore della giunta Musumeci, sostenuto prima dall’Udc, poi da FdI e infine forzatamente anche da FI e Lega — che ha dichiarato il suo appoggio al presidente uscente.

«Il problema non sono le assurdità dette da Miccichè, ma che i sondaggi sono pessimi: contro la Chinnici, Musumeci perde», dicono dai piani alti di FI giustificando perlomeno l’attesa prima di dare il via libera alla ricandidatura. Lettura che viene smentita a destra da FdI («Tutte scuse»), che non vuole cedere, come ha scandito La Russa allo stesso Miccichè e in pubblico, pur ammettendo in privato che forse un po’ più conciliante con i partiti locali Musumeci — uno che delega poco e decide molto — potrebbe pur esserlo.

Se ne dovrebbe discutere in un vertice da due settimane evocato ma ancora per aria. Tutti dicono di essere disponibili ma «Salvini, che sarebbe il capo della coalizione, o anche Berlusconi, non lo convocano: noi aspettiamo», allarga le braccia La Russa. Difficile sia in settimana, forse la prossima. O comunque quando se ne potrà uscire con una forte posizione unitaria vista una campagna elettorale che, in attesa di quella d’autunno per la Sicilia, sarà durissima.

11 maggio 2022 (modifica il 11 maggio 2022 | 08:34)



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Paola Di Caro , 2022-05-11 06:34:14 ,

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