C’era una volta, per la precisione nel 1971, uno scrittore di fumetti che lavorava per una nota dimora editrice statunitense.
Lo scrittore in questione intendeva introdurre sulle pagine della testata di punta un personaggio diverso dal solito, un personaggio che risultasse più oscuro e tenebroso rispetto agli standard dei fumetti dell’epoca e che traesse ispirazione da una delle più note figure del cinema horror: lo scrittore voleva introdurre un vampiro.
Ma per tentare questa folle impresa avrebbe dovuto superare un ostacolo quasi insormontabile per l’epoca: il temutissimo Comics Code Authority, una serie di regole che dovevano essere rispettate affinché una storia venisse approvata per la pubblicazione, e tra queste vi era il divieto di mostrare mostri di natura demoniaca come vampiri o licantropi.
L’espediente usato dallo scrittore per aggirare le regole fu ingegnoso: anziché farne un personaggio di natura sovrannaturale, rese il suo vampirismo il risultato di un esperimento fallito, rendendolo di fatto un personaggio fantascientifico, e non propriamente horror.
Quello scrittore si chiamava Roy Thomas, la dimora editrice era la Marvel, la testata era quella di Spider-man, e il vampiro era Morbius.
Ed oggi, a più di cinquant’anni di distanza, Sony ha deciso di proporre un film live action sul personaggio per espandere la sua personale e ristretta cerchia di personaggi targati Marvel.
Ma nonostante il tentativo e nonostante la presenza di una star d’eccezione come Jared Leto, il film non sembra aver raccolto il consenso sperato, tanto che c’è chi arriva a identificarlo come il peggior film Marvel di sempre. Ma il risultato finale è veramente così atroce?
Abbaio ma non Morbius
Come ogni personaggio Marvel degno di questo nome, Jared Leto ha un superpotere, ossia quello di non invecchiare (nel film riescono a farlo passare per un trentacinquenne nonostante la sua cinquantina tonda tonda), e un superproblema, quello di essere continuamente coinvolto, a dispetto della sua evidente volontà di lavorare in un cinecomic che ne sappia sfruttare a pieno le doti attoriali, in progetti pensati male, scritti peggio e compromessi dalle ingerenze di major con le idee molto poco chiare sulla direzione da intraprendere con i progetti in questione.
Nonostante dopo l’insuccesso di Suicide Squad sia considerato da molti un attore da poco infatti, Leto ha dimostrato in più occasioni di essere un interprete più che valido, e, al netto di una scrittura estremamente problematica, questo Morbius non fa eccezione: grazie anche alla somiglianza con il personaggio fumettistico, il ruolo dell’antieroe calza alla perfezione sull’attore, che riesce efficacemente a restituire l’idea di uno scienziato idealista ma maledetto dal destino, costretto a sporcarsi le mani (o in questo caso i denti) anche solo per sopravvivere, tant’è che potremmo dire senza problemi che la caratterizzazione del personaggio si regge molto più sull’interpretazione di Leto che sulla sceneggiatura stessa.
Un discorso molto simile potrebbe essere applicato all’antagonista Lucien “Milo” Morbius, interpretato da un Matt Smith forse non particolarmente interessato al lavoro svolto all’interno del film (tanto che in una recente intervista ha candidamente ammesso di non sapere quale fosse il suo personaggio), ma che sembra essersi quanto meno abbastanza divertito da risultare anche divertente da vedere, anche se ciò non basta a sostenere un antagonista totalmente privo di spessore e motivazioni.
Ma prima di sparare sulla croce rossa e massacrare un film che si è già massacrato da solo, dedichiamo un paio di righe a quella che è forse l’unica scena davvero ben riuscita del film: la prima trasformazione di Morbius, seguita dall’attacco ai mercenari sulla nave su cui si è svolto il folle esperimento che lo ha trasformato in un vampiro.
Al netto di una CGI decisamente non eccelsa (ci ritorneremo dopo), di una serie di soluzioni fin troppo abusate negli horror, specialmente quelli scadenti (come il jumpscare e una scarsissima illuminazione), e di una violenza fin troppo edulcorata (il sangue è quasi assente e il film parla di vampiri), la scena risulta comunque intrattenente, ed è tutto sommato una buona introduzione per il personaggio. Anzi, potremmo dire che fino a quella scena il film risulta tutto sommato gradevole, ma dopo questo piccolo apice crolla lentamente ma inesorabilmente in un vortice di vuoto, mancata ispirazione, prevedibilità e trash talmente estremo da risultare talvolta esilarante.
I dolori del giovane Leto
Ora che abbiamo salvato quel poco che c’era di salvabile in questo film, è giunto il momento di rispondere alla domanda che abbiamo posto fin dal titolo dell’articolo: Morbius è davvero un brutto film?
Purtroppo la risposta è sì.
Ha davvero una trama che definire semplicistica sarebbe un insulto nei confronti dei film per bambini?
Sì.
Davvero i personaggi secondari sono piatti oltre l’inverosimile?
Assolutamente sì.
Davvero la sua regia è anonima e priva di alcun guizzo?
Incontrovertibilmente sì.
Davvero la sua CGI risulta ormai datata?
Innegabilmente sì.
Davvero la maggior parte dei dialoghi sono anonimi e dimenticabili?
Ancora una volta sì.
Esattamente come in tantissimi altri cinecomic Marvel e non solo.
Aldilà di ogni ironia, Morbius è sicuramente un film pieno di problemi, poco ispirato e privo di obiettivi che non siano quello di sfuttare il marchio Marvel per attirare pubblico in sala, ma siamo sinceri, nel corso degli anni abbiamo visto di molto peggio (possiamo citare l’orripilante Fantastic Four di Josh Trank o quel Venom – La Furia di Carnage in cui l’unica vittima è stata la dignità).
Il vero problema di Morbius dunque non è il fatto di essere un brutto film, ma è il fatto di essere un brutto film fuori tempo massimo: Sony si ostina ad approcciarsi ai cinecomic nella stessa maniera in cui faceva vent’anni fa, come se non si fosse accorta degli enormi cambiamenti subiti dal genere nel corso dei decenni, tant’è che i difetti di Morbius, così come d’altronde anche quelli dei film di Venom, ricordano quelli di film Marvel della vecchia guardia come Ghost Rider o Daredevil.
E se nel caso del simbionte nero Sony ha potuto nascondersi dietro alla fama di un nome altisonante come quello di Venom, l’uso di un personaggio minore come Morbius ha reso evidente l’inefficacia della strategia di Sony (ed ecco forse spiegato come mai, al netto dei giganteschi difetti dei film sul simbionte, questi siano riusciti a far fidelizzare una certa fetta di pubblico, mentre sullo sfortunato vampiro è piovuto molto più veleno).
Insomma, la grande disgrazia di Morbius è il fatto di essere sostanzialmente nato già vecchio: persino i momenti più trash del malvagio Milo sembrano una sorta di imitazione del famigerato “Bully Maguire” di Spider-man 3.
Ma di tutti i peccati del film l’unico effettivamente grave sono le scene post credits: incoerenti sia con Spider-man: No Way Home (al quale le due scene si ricollegano) sia con quanto mostrato in questo stesso film, esse gettano le basi per quello che potrebbe seriamente essere il crossover meno atteso della Storia, ma ciò che veramente fa male di queste scene è il fatto che Sony si sia sentita libera di andare a toccare il Marvel Cinematic Universe, franchise che non le appartiene, senza consultarne il deus ex machina Kevin Feige perché consapevole del fatto che essendo detentrice dei diritti cinematografici di Spider-man ha ancora il coltello dalla parte del manico quando si parla della permanenza dell’Arrampicamuri nell’universo degli Avengers, ma allo stesso tempo dimostrando di avere piani tutt’altro che chiari per il suo personale franchise (e i recenti annunci sui loro futuri progetti non fanno decisamente ben sperare).
Ma ancor più triste è stato vedere il regista Daniel Espinosa spoilerare le scene post credits del suo stesso film durante una conferenza stampa e lasciar intendere nei giorni successivi di non aver sostanzialmente voce in capitolo nel final cut e nella campagna pubblicitaria, perché ci ha fatto capire come il progetto fosse stato portato avanti in modo sbagliato fin dal principio: un attore protagonista ostaggio di una sceneggiatura che gli impedisce di dar libero sfogo al suo pieno potenziale, un regista privato della libertà creativa e una produzione senza una direzione precisa non possono portare buoni risultati, e la triste sorte di Morbius sembra esserne l’ennesima prova.
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di Ivan Guidi
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2022-04-29 15:00:00 ,