Rivedere l’Isee ai fini dell’assegno unico. Enrico Letta agli Stati generali della natalità lancia l’idea per un’inversione di rotta su quella che ormai è questione importante per il futuro del Paese. «Credo che se facciamo questo intervento, se ci mettiamo di impegno, lo facciamo per bene. È un’operazione che oggi ha uno squilibrio. Se ci proviamo, dobbiamo farlo soprattutto affinché questa legislatura, che è stata così importante per la famiglia e i figli, non finisca con l’idea che è solo un’idea piccola. Invece no, è una cosa importante che ci mette alla pari degli altri Paesi europei». I numeri forniti nella due giorni di confronto sono impietosi. Senza un’azione sul crollo delle nascite, l’Italia conterà nel 2050 cinque milioni di abitanti in meno. Integrare bambini non nati in Italia e favorire le famiglie che hanno tre figli sono per Letta due ulteriori e imprescindibili leve di cambiamento in meglio.
Castelli (M5S): Iva agevolata su beni infanzia e piano Ue
Gli appelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di Papa Francesco sono stati univoci nella necessità di far fronte subito all’emergenza. L’idea del segretario dem viene raccolta da Laura Castelli (M5S), viceministro dell’Economia. «Penso si debba fare. L’Isee, così com’è strutturato, non è più attuale. È uno strumento che va rivisto in alcuni aspetti, soprattutto se pensiamo all’assegno unico. Con il passare degli anni lo stiamo utilizzando sempre più per far accedere i cittadini a moltissimi servizi. Lavoriamoci per migliorarlo». Allo stesso tempo opportuno è un alleggerimento sul piano fiscale. «Entro luglio dobbiamo indicare le nostre priorità a Bruxelles, per delineare la riforma europea dell’Iva. Lavoriamo perché tra le nostre priorità ci sia l’aliquota agevolata sui prodotti per l’infanzia. È una cosa che si può fare», segnala Castelli. «E poi credo che sia necessario chiedere all’Europa di implementare e rimodulare un piano come Sure, che durante la pandemia ha funzionato molto bene. Uno Sure 2.0 che investa, per i prossimi 10 anni, con l’obiettivo natalità. Ci consentirebbe di realizzare, a livello europeo, un piano concreto da proiettare nel tempo».
Da Salvini invito a seguire modelli virtuosi
Dai partiti la questione viene inquadrata con priorità diverse su cui intervenire. Un bonus «una tantum non inverte il drammatico trend demografico», annota dal canto suo Matteo Salvini. Che invita invece a seguire «quello che in Italia e in Europa funziona per realizzare qualcosa di concreto», con un occhio particolare al modello ungherese. Lì «da qualche anno c’è una legge per la natalità che aumenta del 5% la percentuale dei bimbi nati ogni anno. Si fonda su prestiti a tasso zero per chi si sposa e fa dei figli, sull’eliminazione come soggetto tassato e tassabile una mamma dal quarto figlio in poi, sulla previsione di congedi parentali fino al terzo anno di vita per i nonni e la concessione di un bonus di 7mila euro per una macchina da 7 posti per le famiglie numerose». Inoltre, «ci sono 258mila bimbi nati dagli anni Settanta che non sarebbero nati se le loro mamme non fossero entrate in un centro aiuto alla vita. Bisogna aiutare e sostenere e rafforzare il grande sistema dei centri aiuto alla vita, che permettono a tante mamme di scegliere la vita rispetto alla morte».
Ronzulli (Fi): peccato Pnrr non preveda capitolo per infanzia
«È un peccato che il Pnrr non preveda un apposito capitolo sull’infanzia» secondo Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza. «È indubbio che ci siano misure destinate ai più piccoli, penso ai 4,6 miliardi per gli asili nido o ai fondi per l’imprenditoria femminile che di certo sono uno strumento utile anche a sostenere la famiglia e quindi la natalità. Credo però che di fronte a un problema che è sempre più culturale, immaginare un capitolo intero del Pnrr destinato all’infanzia, oltre a lanciare un messaggio importante, avrebbe avuto un impatto più chiaro e immediato ai fini di una ricognizione di ciò che manca per sostenere questo mondo e, quindi, sulle misure da mettere in campo».
Meloni: piano imponente per tutela madri e aiuti nascite
Non nasconde la drammaticità dello stato delle cose anche la leader di FdI, Giorgia Meloni. «Oggi noi abbiamo perso un intero capoluogo di provincia vista la carenza di nascite e la mortalità dovuta al Covid», motivo per il quale «va messo in piedi un piano imponente di sostegno della maternità e della natalità». Necessario cambiar passo «in una società dove i figli sembrano essere diventati un fardello, se noi non facciamo figli crolla tutto il sistema di produzione economico», avverte Meloni che chiosa «non scandalizziamoci per le parole di Elisabetta Franchi dice una cosa che pensano in tanti. Aiutiamo gli imprenditori a scaricare il peso della maternità in termini di contributi».