New York è entrata nell’era delle fiamme | Wired Italia

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Il fumo generato dagli incendi in Canada ha invaso New York e la costa orientale degli Stati Uniti, avvolgendo le città in uno nebbia di smog e facendo scattare allarmi sulla la qualità dell’aria che hanno coinvolto circa 100 milioni di persone. Più di 400 incendi stanno divampando tra Columbia Britannica, Alberta, nel Quebec e Ontario, la metà dei quali sono incontrollati. New York è diventata la città con la peggiore qualità dell’aria al mondo. Anche Philadelphia ha diramato un’allerta di codice rosso, consigliando ai residenti di rimanere a dimora. I pennacchi potrebbero continuare a invadere la regione per diversi giorni, mentre il fumo si estende a Washington e più a sud fino ad Atlanta, in Georgia.

Una nuova (e allarmante) era

Negli Stati Uniti un tempo gli incendi sembravano un problema esclusivo della costa occidentale, come nel caso del Camp Fire che nel 2018 ha distrutto la città di Paradise, in California. A quell’enorme incendio contribuì una serie di fattori diversi, tra cui la storica attività di soppressione delle fiamme nella regione, che ha permesso l’accumulo di sterpaglie morte. A causa dei cambiamenti climatici, le temperature più alte seccano le sterpaglie, che poi bruciano con effetti catastrofici. È lo stesso problema con cui in questo momento deve fare i conti il Canada. Il numero di incendi è solo leggermente superiore alla media per questo periodo dell’anno, ma “le dimensioni e l’intensità sono aumentate in modo significativo“, spiega Mike Flannigan, professore di incendi boschivi presso la Thompson Rivers University, nella British Columbia canadese.

In altre parole: la costa est degli Stati Uniti è entrata nel Pirocene, o Età delle fiamme, come l’ha definita lo storico degli incendi Stephen Pyne. Il cambiamento climatico e le interferenze umane nel paesaggio hanno reso più estesi e più intensi gli incendi, con le nubi di fumo tossico che ora non si limitano a transitare dal Canada alla sponda orientale statunitense, ma attraversano ormai interi continenti. “Il cambiamento climatico funge da potenziatore: sta esacerbando il ritmo naturale – sottolinea Pyne –, e non c’è motivo di pensare che queste tendenze si fermino improvvisamente“.

È ormai un problema globale“, afferma Mary Prunicki, direttrice della ricerca sull’inquinamento atmosferico e la salute presso il Sean N. Parker Center for Allergy Research dell’Università di Stanford. E se le ripercussioni immediate sulla salute generate dall’esposizione al fumo possono essere devastanti per le persone più vulnerabili, non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine di una breve esposizione.

Questa mappa della National Oceanic and Atmospheric Administration prevede il movimento del fumo nei prossimi giorni.

Video: NOAA

Le conseguenze dell’esposizione

Il fumo degli incendi è una complessa amalgama di materiali, che comprende composti vegetali bruciati e, se anche gli edifici vanno in fiamme, sostanze prodotte dall’uomo come la plastica. A rendere visibile il fumo sono i suoi particolati tossici – i Pm 2,5 e 10, particelle cioè più piccole di 2,5 e 10 micron – a cui però si aggiungono anche molte sostanze nocive invisibili, come benzene, formaldeide, gas e persino agenti patogeni fungini. Quando viaggia nell’atmosfera, con il tempo il fumo può formare anche ozono, che aggrava l’asma. “I maggiori impatti sulla salute derivano sicuramente dal particolato – dichiara Rebecca Hornbrook, chimica dell’atmosfera presso il National Center for Atmospheric Research –, ma ci sono molte cose che vengono omesse e che sono nell’elenco delle sostanze chimiche pericolose dell’Epa [l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, ndr]”.



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di Matt Simon, Amanda Hoover www.wired.it 2023-06-08 14:41:51 ,

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