No! I CDC americani non hanno confermato che l’immunizzazione Covid non funziona

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Circolano numerosi screen (per esempio qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui) di un articolo apparso su Frontnieuws, dove si annuncia come «CDC, governo del Regno Unito e Università di Oxford confermano che l’immunizzazione Covid non funziona e potrebbe avere conseguenze mortali». Ovviamente nessuno degli enti citati ha fatto una cosa del genere, ma è interessante vedere come si è arrivati a distorcere in chiave No vax, le fonti sui immunizzazioni contro il nuovo Coronavirus.

Per chi ha fretta:

  • Il report dei CDC americani non è in grado di trarre conclusioni sull’efficacia dei immunizzazioni Covid.
  • Lo studio dell’Università di Oxford considera un numero irrilevante di casi non gravi, riguardanti operatori sanitari vietnamiti positivi alla variante Delta.
  • Lo studio apparso su Nature basato su dati della Sanità britannica conferma l’efficacia dei immunizzazioni Covid.

Analisi

Ecco il testo dell’immagine che circola online:

CDC, governo del Regno Unito e Università di Oxford confermano che l’immunizzazione COVID NON FUNZIONA e potrebbe avere conseguenze mortali

La fonte di Frontnieuws è a sua volta un articolo di The Expose, tabloid noto per la sua attività di disinformazione sulla Covid-19 e sui immunizzazioni. Trovate diverse nostre precedenti analisi in merito (per es. qui e qui).

Il report dei CDC americani

Cominciamo dallo «scioccante studio» dei CDC americani risalente al 30 luglio 2021, che rivelerebbe come «le persone vaccinate hanno maggiori probabilità di contrarre e diffondere la Covid-19 rispetto alle persone non vaccinate». The Expose trae questa affermazione basandosi sul sunto del documento:

Nel luglio 2021, a seguito di molteplici grandi eventi pubblici in una città della contea di Barnstable, nel Massachusetts, sono stati identificati 469 casi di COVID-19 tra i residenti del Massachusetts che si erano recati in città dal 3 al 17 luglio; 346 (74%) si sono verificati in persone completamente vaccinate. I test hanno identificato la variante Delta nel 90% dei campioni prelevati da 133 pazienti. I valori soglia del ciclo erano simili tra i campioni di pazienti che erano stati completamente vaccinati e quelli che non lo erano.

Al solito delle fonti si prendono solo le parti che fanno comodo, tralasciando il resto. Ecco per esempio cosa viene riportato dagli autori del report nel paragrafo Discussion:

I dati di questo report non sono sufficienti per trarre conclusioni sull’efficacia dei immunizzazioni COVID-19 contro SARS-CoV-2, inclusa la variante Delta, durante questo focolaio. Con l’aumentare della copertura vaccinale a livello di gente, è probabile che le persone vaccinate rappresentino una percentuale maggiore di casi di COVID-19.

Il report ha altri limiti importanti. Per esempio mancano dati sulle «caratteristiche demografiche» e sulle «condizioni di salute sottostanti, comprese le condizioni di immunocompromissione» dei pazienti presi in considerazione.

Lo studio dell’Università di Oxford

Quello che The Expose definisce un «allarmante studio» dell’Università di Oxford riguarda un gruppo di operatori sanitari impiegati presso l’Hospital for Tropical Diseases (HTD) di Ho Chi Minh in Vietnam, The Expose si limita a riportare una parte dell’abstract:

Tra l’11 e il 25 giugno 2021 (settimana 7-8 dopo la dose 2), 69 operatori sanitari sono risultati positivi al SARS-CoV-2. 62 hanno partecipato allo studio clinico. 49 erano (pre)sintomatici con uno che richiedeva l’integrazione di ossigeno. Tutto recuperato senza problemi. Sono state ottenute 23 sequenze di genoma completo. Appartenevano tutti alla variante Delta ed erano filogeneticamente distinti dalle sequenze contemporanee della variante Delta ottenute da casi di trasmissione della comunità, indicativi di una trasmissione in corso tra i lavoratori. La carica virale dei casi di infezione post-vaccinale da variante Delta è stata 251 volte superiore a quella dei casi infetti da vecchi ceppi rilevati tra marzo-aprile 2020. Il tempo dalla diagnosi alla PCR negativa è stato di 8-33 giorni (mediana: 21). I livelli di anticorpi neutralizzanti dopo l’immunizzazione e alla diagnosi dei casi erano inferiori a quelli dei controlli non infetti abbinati. Non c’era alcuna correlazione tra i livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino e la carica virale o lo sviluppo dei sintomi.

La versione revisionata dello studio è apparsa finalmente nel novembre 2021 su The Lancet. In sostanza l’«HTD ha circa 900 membri del personale e 34 dipartimenti». Di questi vengono studiati 69 casi, di cui 49 lievemente sintomatici e 13 asintomatici. Tutti erano vaccinati con AstraZeneca. Considerato il contesto ospedaliero unito all’emergere della nuova variante Covid, non ci sembra che questo genere di studi possa dimostrare che i immunizzazioni non funzionano o che potrebbero «avere conseguenze mortali», come riporta The Expose.

Lo studio del Governo britannico

Secondo The Expose «uno studio del Department of Health & Social Care del Regno Unito rivela che i immunizzazioni Covid-19 sono potenzialmente dannosi e inefficaci nel prevenire l’infezione e la trasmissione». Originariamente preprint, appare poi nell’ottobre del 2021 su Nature Medicine.

Lo studio ha analizzato il monitoraggio SARS-CoV-2 in corso a livello di gente nel Regno Unito e ha scoperto che le cariche virali tra le popolazioni vaccinate e non vaccinate erano praticamente le stesse e molto più alte di quanto registrato in precedenza – spiega The Expose -. Lo studio ha anche rilevato che la maggior parte dei casi tra la gente vaccinata presentava sintomi quando risultava positiva.

Gli autori dello studio sostengono che i immunizzazioni Pfizer e Oxford/AstraZeneca sono efficaci al 67%-80% nel prevenire l’infezione con la variante Delta del Covid-19. Tuttavia, l’82% dei test PCR positivi nello studio erano individui completamente vaccinati. Ciò significa che gli autori dello studio stanno sostanzialmente mentendo e che i immunizzazioni non stanno diminuendo la suscettibilità alle infezioni, ma la stanno invece aumentando drasticamente.

Le conclusioni dei ricercatori appaiono mendaci solo se si considerano come al solito le sole parti del documento che interessano agli autori di The Expose. Per esempio, quando nel documento si parla di un 82% di test positivi, questi riguardano 1736 casi. In tutto lo studio esamina oltre 384 mila individui tra il dicembre 2020 e il maggio 2021 (dominanza della variante Alfa) e più di 358 mila tra maggio e agosto 2021 (dominanza della variante Delta). Va ricordato inoltre, che i paper pubblicati su delle riviste scientifiche devono superare una fase di peer review dove si esaminano i dati e le conclusioni che ne traggono gli autori, pena la mancata pubblicazione dell’articolo.

Conclusioni

La fonte su cui si basano le condivisioni in oggetto è un tabloid noto per l’attività di disinformazione sui immunizzazioni Covid, basata proprio sulla distorsione dei dati “ufficiali”. In questo caso sono stati usati tre documenti scientifici: un report dei CDC americani; uno studio di Oxford e uno condotto coi dati della Sanità britannica; tutti usati estrapolando parti del testo e ignorandone altri, in modo da costruire l’immagine fallace di organizzazioni governative che ammettevano la presunta inefficacia della vaccinazione.

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Scritto da Juanne Pili perwww.open.online il 2023-01-24 11:37:45 ,

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