«Noi medici vogliamo essere vaccinati tutti»- Corriere.it

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di Margherita De Bac

Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi racconta gli sfoghi nelle chat dei camici bianchi: «Non vogliamo essere discriminati, la professione è un rischio ovunque si lavori»

Chat infuocate, fra i medici. Hanno appena saputo la novità. Le terze dosi verranno sì offerte anche a loro in via prioritaria, subito dopo gli ultra 80enni e gli ospiti delle RSA. Però la precedenza dovrebbe essere data ai soggetti a maggior rischio, in base alla criticità del reparto dove prestano servizio e allo stato di salute.

Filippo Anelli, presidente della federazione ordine dei medici, ci legge qualche sfogo?

«Si chiedono cosa si intende per rischio. Poi slogan del tipo o tutti o nessuno, siamo tutti uguali».

E lei che ne pensa?

«Che infettivologi, oculisti, medici di famiglia, operatori del pronto soccorso che lavorano in un porto di mare sono tutti uguali, niente distinzioni, hanno il diritto di essere difesi nella professione».

Quindi?

«Se ci mettono dietro i cittadini fragili va anche bene. Purché quando tocca a noi non si faccia il tu sì tu no. Il virus circola e te lo puoi prendere anche quando vai a visitare un paziente a dimora».

E’ un privilegio dare la precedenza ai suoi colleghi che, se si infettassero, per questioni di salute come diabete o ipertensione rischierebbero di ammalarsi seriamente?

«Ripeto. Tutta la professione è esposta. Se poi la scelta di diversificare i tempi dell’immunizzazione dipenda da questioni organizzative lo capisco. Non sarà facile però fare discriminazioni».

Nella prima fase della pandemia molti di voi si sono sacrificati, sono stati contagiati, e decessi, in servizio. Eravate considerati eroi. Adesso passate in secondo piano?

«Non voglio fare polemiche. Vorremmo soltanto continuare a lavorare in serenità».

A che punto è la conta dei medici no vax?

«Non superano i 900, tutti sospesi. A differenza di quel che si pensa i controlli ci sono. Di questi il 30% si sono ravveduti e hanno accettato di ricevere la doppia dose».

E chi non si ravvede?

«Cambi professione. Chi sostiene che l’anti Covid non serve, viola il codice e non è un buon medico. Bene ha fatto il ministero della Salute a imporre l’immunizzazione ai nuovi iscritti agli albi professionali. Gli ordini provinciali verificheranno il possesso del requisito».

Le radiazioni sono uno strumento spuntato. Chi è oggetto di questo provvedimento fa ricorso a una commissione del ministero della Salute, ora inattiva.

«E’ un ritardo più volte segnalato. Il problema dei no vax fra di noi è minoritario però, sono sempre più messi al margine. Vorrei anche parlare d’altro».

Di cosa?

«Del ventilato passaggio a un rapporto di dipendenza dei medici di medicina generale col servizio sanitario pubblico, proposto dalle Regioni senza che fossimo almeno consultati. Ora il nostro contratto prevede la convenzione».

Che ragione c’è di essere contrari?

«Il sistema non potrebbe reggere perché salterebbe il rapporto di fiducia medico-paziente. Se un mio assistito mi chiama al di fuori dell’orario di lavoro gli rispondo, un domani con la nuova impostazione quando termino il servizio chiudo».

Anche oggi avete degli orari e poi è certo che tutti rispondano al telefono come lei?

«Senta, non raccolgo provocazioni e replico con i numeri. Durante la pandemia, la metà dei malati sono stati seguiti dal medico di famiglia, abbiamo evitato tanti ricoveri. Ben 4,2 milioni di persone sono state curate a dimora. Di chi è il merito?».

27 settembre 2021 (modifica il 27 settembre 2021 | 09:21)



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Margherita De Bac , 2021-09-27 07:21:17
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