Nucleare, in Finlandia è pronto un deposito per custodire le scorie per 100mila anni

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di Simone Valesini

Costruire il deposito all’interno di solido granito mette al sicuro il sito dal rischio di perdite, perché si tratta di un materiale non poroso, che impedirà all’acqua di infiltrarsi nei tunnel, e ad eventuali liquidi fuoriusciti dai contenitori delle scorie di raggiungere bacini idrici da cui il materiale radioattivo può farsi strada verso la superficie. A proteggere i rifiuti veri e propri, comunque, c’è ben più della roccia. Le barre di combustibile esausto sono infatti isolate all’interno di un contenitore di ferro, inserito a sua volta in una struttura stagna di rame, con dell’argon a riempire lo spazio tra i due, per fornire un’atmosfera inerte. I contenitori vengono quindi inseriti in dei fori nella roccia, e isolati utilizzando la bentonite, un materiale argilloso che fornirà una barriera aggiuntiva sia nei confronti dell’acqua, sia verso possibili contaminazioni batteriche, che con il tempo potrebbero contribuire a corrodere i metalli che compongono lo scheletro.

Questi accorgimenti, in teoria, dovrebbero essere sufficienti per garantire che il materiale non venga esposto all’aria per i prossimi 100mila anni. Non tutti gli scienziati, però, concordano: uno studio svedese del 2007 ha avanzato infatti l’ipotesi che il rame sia suscettibile all’azione dell’acqua, anche a quella totalmente priva di ossigeno disciolto che potrebbe filtrare a una tale profondità. 

Se fosse vero, un’infiltrazione nei prossimi millenni potrebbe corrodere velocemente i gusci esterni dei contenitori delle barre di carburante, e quindi in breve tempo anche quelli interni, di ferro, raggiungendo i materiali radioattivi e minacciando di trasportarli verso le fonti idriche utilizzate dalle popolazioni che abitano nell’area. Secondo i costruttori e le autorità finlandesi, comunque, si tratta di un’eventualità più che mai remota. E se anche dovesse realizzarsi, i calcoli effettuati rassicurano sulla quantità di radiazioni a cui potrebbero essere esposte le popolazioni dell’area: molto inferiori – dicono – rispetto ai livelli di guardia.

Iniziano le operazioni

I lavori di costruzione a Onkalo sono praticamente completati. E la struttura dovrebbe diventare operativa nel giro di uno o due anni, iniziando quindi a intombare nei suoi tunnel migliaia di tonnellate di combustibile esausto accumulate negli anni dalle centrali nucleari finlandesi (in totale nel mondo ce ne sono circa 263mila tonnellate in attesa di smaltimento definitivo). Completato lo smaltimento dei rifiuti già accumulati, accoglierà qualche migliaio di tonnellate di scorie radioattive ogni anno per i prossimi 100 anni, e verrà quindi sigillata e abbandonata in attesa che, nell’arco dei prossimi 100mila anni, il materiale al suo interno perda ogni residuo di radioattività pericolosa.

Per anni si è disconfitto su come identificare i siti di stoccaggio a lunghissima durata, come quello di Onkalo, con cartelli e simboli che possano risultare comprensibili anche tra decine di migliaia di anni, quando potrebbero non essere più parlate le lingue utilizzate oggi sulla Terra o le future culture umane potrebbero aver preso strade molto diverse da quelle che conosciamo oggi. Una vera e propria disciplina accademica chiamata semiotica nucleare è stata dedicata al tema (senza produrre, a dire il vero, risultati apprezzabili), ma i finlandesi, per ora, hanno scelto un approccio più semplice: non lasciare nessuna traccia. Una delle caratteristiche principali della nostra specie, d’altronde, è la curiosità, e un segnale di qualunque tipo – è stato questo il ragionamento – non farebbe che stuzzicare la fantasia degli uomini del futuro, spingendoli magari ad aprire il deposito senza sapere di cosa si tratta. Meglio dimenticarsi per sempre di Onkalo, quando arriverà il momento, e sperare che lo stesso valga anche per i nostri discendenti.



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www.wired.it
2022-03-06 18:00:00

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