Nucleare, una mozione per farlo tornare in Italia | Wired Italia

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Con una mozione approvata dalla Camera, la maggioranza ha riaperto le porte al nucleare in Italia, impegnando il governo a valutare tutte le opportunità per reinserire l’energia atomica nel portafoglio energetico nazionale. Il testo, sostenuto tra gli altri da Azione e Italia Viva, dà il via libera anche al finanziamento italiano di centrali all’estero.

Non sorprende che la maggioranza di destra e i due partiti centristi abbiano concordato con questa decisione, forti anche delle disposizioni della Commissione europea che, nonostante proteste di partiti, ambientalisti ed esperti, ha deciso di includere anche il nucleare nella tassonomia verde europea, l’elenco delle fonti energetiche che possono essere finanziate con fondi nazionali e comunitari.

Come si legge sul sito della Camera, la mozione “impegna il governo” a “valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia”. “Sarebbe inopportuno” continua il testo “precludersi a priori la possibilità di ricorrere all’energia nucleare per garantire al paese la piena autonomia energetica. È bene precisare tuttavia che l’Italia non è un paese produttore di uranio o plutonio e dipende dai paesi esteri per i rifornimenti di materiale radioattivo. Tra questi c’è la Russia, uno dei principali esportatori di uranio, e la cui importazione non è stata sanzionata dall’Unione europea.

In più, il testo chiede anche al governo di “valutare in quali territori al di fuori dell’Italia, la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale” così da “favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali tra le società nazionali e/o partecipate pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare”. Non è chiaro come questa mozione sarà interpretata dal governo (il nucleare era nei programmi dei partiti che sostengono l’esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni). È bene ricordare che finora sta nicchiando sul progetto del deposito nazionale delle scorie nucleari, dove saranno stoccati 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e parcheggiati temporaneamente quelli ad alta intensità provenienti dalle quattro ex centrali e da altri impianti della filiera dell’atomo. Il deposito accoglierà anche rifiuti ospedalieri, come quelli della medicina nucleare, e industriali. La costruzione durerà quattro anni e il costo stimato è di 900 milioni di euro. L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non avere ancora una struttura di questo tipo.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-05-09 15:31:58 ,

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