Nudo e senza vita nel campo, per la morte di Samuele De Paoli indagata trans: Io non l’ho ucciso

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Potrebbe esserci un omicidio preterintenzionale dietro la morte di Samuele De Paoli, il ragazzo originario di Bastia Umbra ed ex calciatore della squadra della sua cittadina, trovato nudo e senza vita la mattina del 28 aprile in un campo nella frazione di Sant’Andrea delle Fratte, a Perugia. È questa infatti l’ipotesi di reato sulla quale si stanno concentrando gli inquirenti umbri le cui indagini però sono ancora in piena attività. L’unica indagata è una trans 43enne che dagli accertamenti degli inquirenti sarebbe stata l’ultima a vedere ancora in vita il ventenne e nello stesso posto dove poi è stato ritrovato il cadavere. Gli uomini della squadra mobile del capoluogo umbro sono risaliti a lei grazie ad alcune testimoniane e dopo aver analizzato i video registrati dalle telecamere di video-sorveglianza della zona.

Una indagata per la morte di Samuele De Paoli

L’indagata, che dopo un lungo interrogatorio resta a piede libero, dal suo canto ha ammesso di aver trascorso la serata precedente al ritrovamento del cadavere con Samuele De Paoli, ma rigetta ogni accusa di omicidio. La 43enne di origini brasiliane ha spiegato di essere salita in auto con il giovane ma una volta fermati sulla stradina di campagna tra i due sarebbe nata una violenta lite culminata con un pestaggio e la sua fuga a piedi. Secondo la sua ricostruzione Samuele era ancora vivo anche se chiedeva aiuto quando eli si è allontanata. “Io non l’ho ucciso. Quando me ne sono andata era a terra, nudo, senza forze ma vivo. Mi ha detto ‘Aiutami ad alzarmi, non mi lasciare qui’ ma non l’ho fatto. Secondo me stava morendo per overdose” ha raccontato l’indagata a La Nazione confermando la versione che ha rilasciato a gli inquirenti.

L’indagata nella colluttazione con la vittima ha riportato anche delle abrasioni al collo e sarebbe ricorsa alle cure mediche del Pronto Soccorso. “Io ero piena di sangue, gli ho detto ‘Vado via perché quello che hai fatto con me non devi farlo con nessuno’. Se lo aiutavo avrebbe ricominciato a picchiarmi”. ha rivelato ancora la 46enne le cui parole dovranno essere vagliate dagli inquirenti. Maggiori certezze arriveranno dai risultati dell’autopsia sul cadavere di Samuele che dovranno accertare se il giovane è morto per le lesioni ritrovate sul corpo  o per l’assunzione di qualche sostanza





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