Volodymyr Zelensky parlerà oggi, 22 marzo, ai rappresentanti dei due rami del Parlamento italiano dai due grandi schermi laterali dell’emiciclo della Camera, quelli su cui normalmente vengono proiettati i risultati delle votazioni dell’assemblea. I primi ad intervenire saranno i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati. Poi, dopo l’intervento del leader straniero, spazio al premier Mario Draghi spesosi sinora ampiamente nella difesa della causa ucraina. Nelle ultime ore sono state annunciate tuttavia defezioni da parte di alcuni deputati, buona parte pentastellati o ex del Movimento (ma non solo) che già hanno preso le distanze sull’invio di armi e sulla spesa militare.
Alternativa non sarà in Aula
Tra gli altri non parteciperanno alla seduta comune i parlamentari di Alternativa per i quali l’occasione «non cambia di una virgola» lo stato delle cose. «Si tratta solo e soltanto un’operazione di marketing che non servirà a far cessare le ostilità e non avrà alcuna utilità per la parte offesa». In particolare poi «essere solidali nei confronti di uno stato sovrano che è stato aggredito con un’azione militare da tutti noi già ampiamente condannata, non significa dover assecondare una propaganda mirata ad alzare il tiro su richieste incessanti di interventi bellici come la no-fly zone o l’invio di truppe che comporterebbero per l’Italia e l’Europa l’ingresso ufficiale in un conflitto mondiale».
La lista dei singoli dissenzienti
Già nei giorni scorsi avevano annunciato la propria assenza il senatore della Lega Simone Pillon, la senatrice del gruppo Misto Bianca Laura Granato, la deputata di Forza Italia Veronica Giannone, la deputata M5S Enrica Segneri, il senatore di ItalExit Gianluigi Paragone (che è però all’opposizione). «Sarebbe stato doveroso ascoltare anche la voce della controparte russa», ha detto la senatrice Granato. Mentre la deputata azzurra Giannone è contraria a questo tipo di iniziative «che portano a una spettacolarizzazione». Per Pillon «dovremmo essere tra i pochi privilegiati che dialogano con entrambe le parti, mentre così ci autolimitiamo». Anche William De Vecchis, senatore di Italexit, si terrà alla larga. «Perché gli incontri unilaterali in stile hollywoodiano non aiutano gli accordi di pace. Continuerò, in silenzio, ad aiutare i civili ucraini vittime innocenti delle lobby di potere e a tifare per la pace sperando in governi più seri di quello italiano come mediatori».
Pressing della Lega, «chi non c’è lo dica»
Visto il clima la Lega serra le fila in vista del collegamento da Montecitorio con il presidente ucraino Zelensky. Nel partito di Salvini la parola d’ordine è di essere presenti: a giudicare dalle chat leghiste è arrivato un messaggio chiaro. «Sottolineando l’importanza dell’incontro in videoconferenza con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che si terrà il prossimo martedì 22 marzo alle ore 11 sono a richiedervi di informarmi qualora non partecipaste».
Altre forze politiche spingono affinché «i criminali responsabili della peggiore sciagura umanitaria in Europa dalla Seconda guerra mondiale non trovino sostenitori nel Parlamento italiano» (a parlare qui è Romina Mura, Pd). «Quando il patriarca chiama, Pillon risponde. Quando il presidente ucraino Zelensky interverrà nel Parlamento italiano, il senatore leghista non sarà presente. Ha detto di avere ”forti perplessità”. Dimenticandosi giusto un passaggio: una delle due parti è un Paese sovrano aggredito, con un governo e un presidente democraticamente eletti; l’altra parte, invece, è l’aggressore», dichiara Maria Saeli, tesoriere di +Europa.